Le sanzioni hanno colpito l’Europa invece della Russia – molto più della Russia. Quello che la Russia deve pagare agli intermediari nei mercati terzi per la triangolazione delle merci sotto embargo, all’esportazione e all’importazione, è più che compensato dalle maggiori entrate russe da export di idrocarburi, e di materiali rari, fino all’oro. Un caso sono le esportazioni di petrolio, diminuite quantitativamente ma per entrate maggiorate - trasportate da petroliere greche.
L’esclusione dal mercato
occidentale degli idrocarburi russi ne ha moltiplicato le quotazioni. Le
sanzioni hanno prodotto una scarsità artificiale di petrolio e gas, invece che
la sovrabbondanza.
Il caro energia avvantaggia gli
Stati Uniti, che ne sono grandi produttori. E indirettamente anche la Cina, che
ne è grande importatore, e può ora agire su più fornitori, aggiungendo la
Russia all’Arabia Saudita e agli emirati della penisola arabica. Ma è deleterio
per l’Unione Europea, che dipende molto dal gas, e trova difficile la
sostituzione della Russia: l’industria europea ne è minacciata, insieme con i
consumi domestici. In una prospettiva di recessione con inflazione, indotta
dalla stessa Unione Europea.
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