Ai prezzi attuali del gas, dopo le varie restrizioni, da una parte e dall’altra, sul gas russo, è come se il petrolio fosse a 460 dollari al barile, invece che a 80-100. Il gas essendo in Italia (e in Germania, con la quale l’industria italiana lavora in simbiosi) la fonte di energia più utilizzata per la produzione di elettricità, oltre che per consumi diretti nei forni (ceramiche, etc.), molte industrie cominciano a trovare più conveniente (meno dannoso) non lavorare, oppure lavorare poco.
L’Europa continua ad agosto a importare
gasolio russo in eccesso rispetto alla domanda ordinaria – l’embargo sul
petrolio russo si applica dal 2023. Il “Financial Times” registra importazioni
per 700 mila barili al giorno di carburante da riscaldamento e da produzione industriale
già raffinato, un quarto in più rispetto alla media stagionale. Si sconta un
aumento consistente anche dei prodotti petroliferi.
Il provvedimento Ue per la sicurezza
degli approvvigionamenti consente ai gruppi petroliferi europei di commerciare
con i gruppi russi per il greggio e i prodotti petroliferi “destinati a paesi
terzi”. Una sanzione che ha come sotto traccia la riesportazione in Europa? Non
si fa un’eccezione a sanzioni belliche contro una potenza per favorire degli
intermediari nei loro commerci.
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