L’“Economist” traccia un bilancio negativo delle sanzioni contro la Russia – con una lunga analisi di cui fa la copertina – a sei mesi dall’attacco all’Ucraina. In una prospettiva di rapido peggioramento.
Il settimanale concorda che la
guerra della Russia all’Ucraina è una “guerra di attrito”. Che durerà cioè a
lungo – è l’analoga delle guerra di trincea di una volta, che duravano anni. Su
una linea di fronte lunga mille km. L’Occidente ha scelto di combattere con l’Ucraina,
imponendo “un nuovo arsenale di sanzioni” alla Russia. “Le sanzioni funzionano?”
si chiede.
Il settimanale non entra nel merito,
se e quali sanzioni siano lecite e efficaci. Ma rileva che: 1)“L’efficacia dell’embargo
è decisiva per l’esito della guerra”; 2) l’’embargo è “anche molto rivelatore
della capacità delle democrazie liberali di proiettarsi nel potere globale nei prossimi
anni 2020 e oltre, incluso contro la Cina”. La conclusione: “Fino ad ora le
sanzioni belliche non funzionano come ci si aspettava”.
Fino ad ora hanno funzionato con
effetto boomerang sulle economie occidentali. Con un’inflazione spropositata
delle fonti di energia, che presto inciderà fortemente sulla produzione. Gli
effetti sull’economia russa invece sono fino ad ora trascurabili. L’effetto maggiore
lo ha avuto il blocco delle forniture industriali alla Russia, dai motori ai
chips. Ma anche questo divieto potrà essere col tempo aggirato tramite paesi
terzi, come avviene per i prodotti di consumo.
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