Il grande amore di Hölderlin, la sua platonica “Diotima”, Susette Gontard, dà vita per corrispondenza a un amore di grande sensibilità, e finezza letteraria, per lettori remoti – senza le lutulenze del romanticismo già dispiegate ai suoi anni, fine Settecento. Hölderlin è stato precettore di un figlio di Susette, che presto lo ha ammirato leggendone la prima redazione dell’“Iperion”, e le poesie che gli veniva pubblicando Schiller. Hölderlin ha 25 anni, Susette, madre di quattro figli, altrettanti, con la complessione di una ragazza, molto avvenente. Il rapporto che si è stabilito tra i due non si sa, malgrado le innumerevoli ipotesi dei tanti biografi. Ma quando, quattro anni più tardi, Hölderlin lascia – deve lasciare – precipitosamente casa Gontard, senza neppure prendere congedo dal suo datore di lavoro, un’accesa corrispondenza si accende tra i due, fino alla morte di Susette quattro anni più tardi, nel 1802, a trentatré anni, di rosolia. Di cui rimangono le lettere di Susette, custodite dagli eredi di Hölderlin, mentre quelle di Hölderlin, eccetto un paio, risultano distrutte negli anni 1920 dagli aventi diritto Gontard.
Non
c’è probabilmente una corrispondenza amorosa femminile della potenza di questa
di “Diotima” – forse nei frammenti di Saffo. Per una sensibilità raffinata, modesta
e insieme intraprendente. E riflessiva, piena di buone ragioni, amorevoli e
ragionevoli. Per tutte l’identificazione, con terrori e scongiuri connessi, di Hölderlin
nel “Tasso” di Goethe, che l’amore tormenta alla follia.
Reitani
ricostruisce in un’ampia prefazione la vicenda di Friedrich e Susette, gli eventi
storici e quelli familiari, personali, gli ambienti, Francoforte, Homburg, i
bagni termali, le guerre napoleoniche, le amicizie, dell’uno e dell’altra, che
anch’esse introduce nella vicenda, per corrispondenza o di persona, la temperie
culturale – in mezza pagina, con pochi nomi, dà forte il senso della libertà
femminile in quegli anni. Col sussidio di una cospicua documentazione di immagini,
di persone e di autografi. Una lettura a sé stante, e un’altra storia anche,
come un romanzo, di grande presa.
Ma
le lettere di Susette soverchiano tutto. Passano evidentemente per una testimonianza
di e su Hölderlin, ma si leggono come un grande racconto d’amore, di (scritto
da) Susette Gontard. Che non ha scritto altro, che si sappia, ma queste lettere bastano.
Friedrich
Hölderlin-Susette Gontard, Lettere
d’amore, Oscar, pp. LXXI + 129, ill. € 10
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