Jubayr è grande viaggiatore, arabo del regno di Granada, del XIImo secolo. Autore di un volume quattro volte più consistente tradizionalmente intitolato “Viaggio in Ispagna, Sicilia, Siria e Palestina, Mesopotamia, Arabia, Egitto” (con questo titolo e con molte illustrazioni curato da Sellerio nel 1979 come strenna per il Banco di Sicilia, e due anni dopo pubblicato per i propri tipi, col titolo “Viaggio in Sicilia e in altri paesi del Mediterraneo”). In Sicilia sbarcò di ritorno dal viaggio rituale alla Mecca, dopo un viaggio periglioso, su una nave genovese, tra libecciate, saette e cavalloni. Lo sbarco a Messina lo compenserà: da Messina a Palermo è un succedersi di meraviglie, benché tra gli infedeli, e anzi nemici dell’islam. Il viaggiatore si sente quasi a casa, e perfino meglio che a casa: tanga cura per il forestiero, anche se mussulmano, tanta cortesia, e tanto splendore di luoghi e cose. Al punto da insospettirsi, di se stesso: essere buon mussulmano non è essere anti-infedele?
Palermo
quasi gli sembra Cordoba. Anche se era, già all’epoca, 1185, ben più monumentale
- semmai è con Granada che Palermo poteva e può confrontarsi, ma avendo al suo
attivo anche il mare.
Questo
“Viaggio in Sicilia” a sé stante è curato con una nuova traduzione da Giovanna
Calasso, l’arabista della Sapienza.
Ibn
Jubayr, Il viaggio in Sicilia,
Adelphi, pp. 138 € 13
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