Per la ricorrenza della nascita di Percy Bysshe Shelley, il 4 agosto 1782, il settimanale ripesca online il saggio che il poeta Adam Kirsch (specialista di Leopardi) gli ha dedicato nell’edizione del 27 agosto 2007, “Avenging Angel”. Un ritratto dal vero, che fa breccia nelle nebbie del romanticismo, di cui il romanticismo amò addobbarsi e spesso si ripresentano: niente di angelico, e anzi molto fuoco, e distruttivo.
“Dentro
la mente manichea di Shelley”, così il settimanale sintetizzava il saggio nel
“catenaccio”. Un giovane di “ambizione luciferina”, lo dice subito Kirsch. Che però
si voleva “come Gesù, che bestemmiava, ammirava, e a tratti riproduceva”. Un
aristocratico che scelse presto il radicalismo e l’anarchia. Morirà di appena
trent’anni, (nel mare di Lerici, per il
naufragio della sua goletta, con un’opera immensa, (“Prometeo liberato”, “Adone”,
“Ode al vento occidentale”, “Ozymandias”, “A un’allodola”), “senza mai un
pensiero per il domani”. Al primo anno a Oxford si volle distinguere pubblicando
“La necesità dell’ateismo”, che mandò a tutti i dirigenti dell’università, di
nomina più o meno ecclesiastica, “come se chiedesse di essere espulso” – e lo
fu.
Morì
nel mare di Lerici, per il naufragio della sua goletta – il corpo fu avvistato
a Viareggio dieci giorno dopo, il 18 luglio 1822. A Lerici Shelley si era
stabilito con la seconda moglie Mary Wollstonekraft, l’autrice di
“Frankenstein”, figlia del filosofo anarchico William Godwin (“Caleb Williams”,
da Shelley molto ammirato - che però ripudiò la figlia, per quel suo amore
libero col poeta.
Adam
Kirsch, Avenging Angel, “The New Yorker”
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