zeulig
Arcanum imperii – Potere e segreto vanno insieme non tanto per un bisogno del potere, che
anzi a volte si preferisce esibizionista, ma per artificio retorico della
narrativa, da Svetonio ai “giornalisti d’inchiesta”. L’arcano è per lo più comunque
romanzesco. C’è sempre una società segreta nel genere gotico e nel primo
Ottocento, ci sono sempre mafie (organizzazioni segrete) nella narrazione
odierna, perfino con voto di scambio, cioè come meccanismo di potere politico,
e sono segrete e potenti, anche se normalmente constano di pochi esseri da poco,
tanto più segreti quanto meno potere hanno, possono avere.
Attenzione – Simone Weil ne fa il fulcro
della sua pedagogia – e della sua stessa personalità. L’educazione all’attenzione
dicendo il fulcro della “cultura”, cioè della socialità.
"L'attenzione è la forma più pura delle generosità"
“L’attenzione
dovrebbe essere l’unico oggetto dell’educazione”.
“L’attenzione
assolutamente pura è preghiera”
Ma è
anche vero che senza non c’è comunicazione, scambio – non solo istruzione,
educazione, pedagogia.
L’attenzione
di Simone Weil è la “cura” (Sorge) di Heidegger, per più aspetti. E
questo è interessante: da chi a chi si è fatto il travaso? Non ce n’è bisogno,
molte idee possono essere condivise, autonomamente, o essere del tempo, dell’aria.
Ma: Simone Weil leggeva Heidegger? Heidegger non leggeva, che si sappia – non ha
scambi con i contemporanei, nemmeno con gli allievi: e com’è possibile?
La
pedagogia dell’attenzione S. Weil elaborò per l’insoddisfazione della
comunicazione scientifica. Lei che in certo modo era nata matematica. La tesi
di laurea aveva fatto sulla “scienza” di Cartesio. E di matematica i
“Quaderni” dei suoi ultimi anni traboccano, con molti calcoli (molti omessi
nell’edizione postuma per non complicarne la lettura). Lei che personalmente,
anche nella routine, come la recita
di una preghiera rituale, il “Padre nostro”, doveva soffermarsi su ogni sua
parola, a costo di ricominciare daccapo. Nella polemica, radicale seppure
affettuosa, con l’eminente matematico suo fratello, contesta (contesta al
“gruppo Bourbaki” di cui André era parte) l’enunciato primo dei loro “Elements
de mathémathique”: “La verifica di un testo formalizzato non richiede che
attenzione meccanica”. Ma questo, obiettava Simone, rende l’algebra odierna
incomprensibile. Non solo, ma è – attraverso una serie di deduzioni logiche –
causa dell’alienazione dominante, fino all’oppressione sociale. Nel testo del
1942, “Riflessione sul buon uso degli studi scolastici in vista dell’amore di
Dio”, vuole addirittura l’attenzione il fulcro della ricerca, più che il suo
buon esito: “Se con vera attenzione si cerca di risolvere un problema di
geometria, e in capo a un’ora si è al punto di partenza, in ogni minuto di
quell’ora si è comunque compiuto un progresso in un’altra dimensione più
misteriosa”.
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Democrazia – “Atene poteva permettersi di essere democratica solo perché le leghe di
Stati che le sono sottomesse le pagano fior di tributi”, Eva Cantarella, “Robinson”,
23 luglio - è un fatto noto, che si rimuove. Come modernamente l’Inghilterra.
E, in linea politica, gli Stati Uniti. Ci vuole un po’ d’imperialismo per
alimentare la democrazia.
La democrazia è una testa un
voto? Nella democrazia diretta della polis, specie in quella ateniese, tutti
prendevano parte alle decisioni? “Non tutti”, sempre Eva Cantarella: “Molti ateniesi
che contribuivano al benessere economico e culturale erano esclusi. Come è il caso
dei meteci. Aristotele per fare un esempio illustre non aveva diritto di voto”.
Altra nozione elementare che si esclude.
Digressione – È – diventa - il modo di lettura
dominante, per i link che si disseminano sulla pagina in continuo, per i riferimenti
di ogni particolare della lettura. Che secondo lo specialista di “Wired” Melvin
Kelly, sono in media dieci per pagina. E fanno quindi la lettura vasta e multidisciplinare,
ma disorientante, non un esercizio in concentrazione: pluralistica e comparativamente
senza limiti, ma inconclusiva, al limite. “Ci sono circa 100 miliardi di pagine
in rete”, scriveva Kelly nel 2006, “e ogni pagina contiene in media dieci links”.
Il fenomeno è infatti legato alla digitalizzazione delle conoscenze. A partire
dalla biblioteche – Kelly scriveva dopo l’avvio del progetto google di
scansionare i libri di cinque importanti biblioteche. E si applicherebbe ai
libri digitali, se l’evoluzione porterà in quella direzione, quindi ai libri di
lettura - da banco”: “La tecnologia accelera la migrazione di tutte le
conoscenze nella forma universale dei bit digitali”. Che è anche l’attrattiva
più vera (insidiosa?) e la forma più democratica di diffusione delle conoscenze.
I benefici dell’accesso digitale
Kelly vede estesi figurativamente all’universo mondo, a “studenti del Mali,
scienziati del Kazakistan, vecchi del Perù”. Senza più separazione dei linguaggi,
barriere, ostacoli: “Nella biblioteca universale nessun libro sarà un’isola”. E:
“Una volta che un testo è digitale, i libri trasudano dalle loro rilegature e
si intessono fra di loro”. Con la conseguenza che “l’intelligenza collettiva di
una biblioteca ci permette di vedere cose che non riusciamo a vedere in un
libro singolo, isolato”.
Quindi, andiamo a una democrazia
digressiva – che si occupa di novità, instabile? A giudicare dalle prime elezioni
a effetto “social”, se non “biblioteca universale digitale”, negli Stati Uniti nel
2016 e in Italia nel 2018, sì.
Materia – Resta
sempre oscura. Le immagini iperboliche di Webb, dove “si vedono” miliardi di
galassie, a miliardi di anni luce, sono un’acquisizione piuttosto verso il
mistero che verso la conoscenza – che il mondo fosse di miliardi di galassie si
sapeva, “vederle” non è un passo avanti, ci riduce all’Incantato del presepe.
Miliardi, anche, sa di grandezze forse immaginabili, sicuramente sta per non
misurabili – non che abbiamo senso, se non dell’ignoto.
Odissea – Ma è il viaggio del non-ritorno. Del tentativo di evitare il
ritorno, di divagare – ricercare? Le astuzie di Ulisse sono per ritardare il
ritorno, nelle circonvoluzioni più insensate prima di approdare a Itaca. Anche
se poi ci sono le mozioni degli affetti, il cane Argo, il servo Eumeo, il
figlio avventuroso Telemaco, la moglie fedele malgrado l’assedio. O allora una
celebrazione della famiglia come un rifugio di comodo per qualche minuto di
stanchezza. Senza impegno di Ulisse.
Ulisse non
parla. Si sa che progetta, dispone, ordina, ma non parla. Non c’è un discorso
di Ulisse.
zeulig@antiit.eu
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