martedì 2 agosto 2022

Secondi pensieri - 489

zeulig

Arcanum imperii – Potere e segreto vanno insieme non tanto per un bisogno del potere, che anzi a volte si preferisce esibizionista, ma per artificio retorico della narrativa, da Svetonio ai “giornalisti d’inchiesta”. L’arcano è per lo più comunque romanzesco. C’è sempre una società segreta nel genere gotico e nel primo Ottocento, ci sono sempre mafie (organizzazioni segrete) nella narrazione odierna, perfino con voto di scambio, cioè come meccanismo di potere politico, e sono segrete e potenti, anche se normalmente constano di pochi esseri da poco, tanto più segreti quanto meno potere hanno, possono avere. 
 

Attenzione – Simone Weil ne fa il fulcro della sua pedagogia – e della sua stessa personalità. L’educazione all’attenzione dicendo il fulcro della “cultura”, cioè della socialità.
"L'attenzione è la forma più pura delle generosità"
“L’attenzione dovrebbe essere l’unico oggetto dell’educazione”.
“L’attenzione assolutamente pura è preghiera”
Ma è anche vero che senza non c’è comunicazione, scambio – non solo istruzione, educazione, pedagogia.

L’attenzione di Simone Weil è la “cura” (Sorge) di Heidegger, per più aspetti. E questo è interessante: da chi a chi si è fatto il travaso? Non ce n’è bisogno, molte idee possono essere condivise, autonomamente, o essere del tempo, dell’aria. Ma: Simone Weil leggeva Heidegger? Heidegger non leggeva, che si sappia – non ha scambi con i contemporanei, nemmeno con gli allievi: e com’è possibile?


La pedagogia dell’attenzione S. Weil elaborò per l’insoddisfazione della comunicazione scientifica. Lei che in certo modo era nata matematica. La tesi di laurea aveva fatto sulla “scienza” di Cartesio. E di matematica i “Quaderni” dei suoi ultimi anni traboccano, con molti calcoli (molti omessi nell’edizione postuma per non complicarne la lettura). Lei che personalmente, anche nella routine, come la recita di una preghiera rituale, il “Padre nostro”, doveva soffermarsi su ogni sua parola, a costo di ricominciare daccapo. Nella polemica, radicale seppure affettuosa, con l’eminente matematico suo fratello, contesta (contesta al “gruppo Bourbaki” di cui André era parte) l’enunciato primo dei loro “Elements de mathémathique”: “La verifica di un testo formalizzato non richiede che attenzione meccanica”. Ma questo, obiettava Simone, rende l’algebra odierna incomprensibile. Non solo, ma è – attraverso una serie di deduzioni logiche – causa dell’alienazione dominante, fino all’oppressione sociale. Nel testo del 1942, “Riflessione sul buon uso degli studi scolastici in vista dell’amore di Dio”, vuole addirittura l’attenzione il fulcro della ricerca, più che il suo buon esito: “Se con vera attenzione si cerca di risolvere un problema di geometria, e in capo a un’ora si è al punto di partenza, in ogni minuto di quell’ora si è comunque compiuto un progresso in un’altra dimensione più misteriosa”.

 

 

Democrazia – “Atene poteva permettersi di essere democratica solo perché le leghe di Stati che le sono sottomesse le pagano fior di tributi”, Eva Cantarella, “Robinson”, 23 luglio - è un fatto noto, che si rimuove. Come modernamente l’Inghilterra. E, in linea politica, gli Stati Uniti. Ci vuole un po’ d’imperialismo per alimentare la democrazia.
 
La democrazia è una testa un voto? Nella democrazia diretta della polis, specie in quella ateniese, tutti prendevano parte alle decisioni? “Non tutti”, sempre Eva Cantarella: “Molti ateniesi che contribuivano al benessere economico e culturale erano esclusi. Come è il caso dei meteci. Aristotele per fare un esempio illustre non aveva diritto di voto”. Altra nozione elementare che si esclude.
 
Digressione – È – diventa - il modo di lettura dominante, per i link che si disseminano sulla pagina in continuo, per i riferimenti di ogni particolare della lettura. Che secondo lo specialista di “Wired” Melvin Kelly, sono in media dieci per pagina. E fanno quindi la lettura vasta e multidisciplinare, ma disorientante, non un esercizio in concentrazione: pluralistica e comparativamente senza limiti, ma inconclusiva, al limite. “Ci sono circa 100 miliardi di pagine in rete”, scriveva Kelly nel 2006, “e ogni pagina contiene in media dieci links”. Il fenomeno è infatti legato alla digitalizzazione delle conoscenze. A partire dalla biblioteche – Kelly scriveva dopo l’avvio del progetto google di scansionare i libri di cinque importanti biblioteche. E si applicherebbe ai libri digitali, se l’evoluzione porterà in quella direzione, quindi ai libri di lettura - da banco”: “La tecnologia accelera la migrazione di tutte le conoscenze nella forma universale dei bit digitali”. Che è anche l’attrattiva più vera (insidiosa?) e la forma più democratica di diffusione delle conoscenze.
I benefici dell’accesso digitale Kelly vede estesi figurativamente all’universo mondo, a “studenti del Mali, scienziati del Kazakistan, vecchi del Perù”. Senza più separazione dei linguaggi, barriere, ostacoli: “Nella biblioteca universale nessun libro sarà un’isola”. E: “Una volta che un testo è digitale, i libri trasudano dalle loro rilegature e si intessono fra di loro”. Con la conseguenza che “l’intelligenza collettiva di una biblioteca ci permette di vedere cose che non riusciamo a vedere in un libro singolo, isolato”.
Quindi, andiamo a una democrazia digressiva – che si occupa di novità, instabile? A giudicare dalle prime elezioni a effetto “social”, se non “biblioteca universale digitale”, negli Stati Uniti nel 2016 e in Italia nel 2018, sì.   
  
Materia – Resta sempre oscura. Le immagini iperboliche di Webb, dove “si vedono” miliardi di galassie, a miliardi di anni luce, sono un’acquisizione piuttosto verso il mistero che verso la conoscenza – che il mondo fosse di miliardi di galassie si sapeva, “vederle” non è un passo avanti, ci riduce all’Incantato del presepe. Miliardi, anche, sa di grandezze forse immaginabili, sicuramente sta per non misurabili – non che abbiamo senso, se non dell’ignoto.
 
Odissea – Ma è il viaggio del non-ritorno. Del tentativo di evitare il ritorno, di divagare – ricercare? Le astuzie di Ulisse sono per ritardare il ritorno, nelle circonvoluzioni più insensate prima di approdare a Itaca. Anche se poi ci sono le mozioni degli affetti, il cane Argo, il servo Eumeo, il figlio avventuroso Telemaco, la moglie fedele malgrado l’assedio. O allora una celebrazione della famiglia come un rifugio di comodo per qualche minuto di stanchezza. Senza impegno di Ulisse.
Ulisse non parla. Si sa che progetta, dispone, ordina, ma non parla. Non c’è un discorso di Ulisse.

zeulig@antiit.eu

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