Il Leopardi iperpessimista di “Imitazione” (“Povera foglia frale…”). Il ficodindia celebrato da poeta tedesco, Rückert – il poeta dei bambini morti, dei “Kindertotenlieder” di Mahler: ne scrisse 428. Ma nel complesso una scelta festosa. Carducci (“L’albero a cui tendevi\ la pargoletta mano…”), molto Pascoli ovviamente – e molta Ada Negri. Con traduzioni anche ispirate: Hensel, Housman.
Una scelta come una proposta? In chiave
non tanto o non solo da ambientalismo marciante: di più come tema filosofico,
sul tempo della vita. E per questo con l’esclusione del D’Annunzio del “Pineto”?
Di Prévert, di Éluard, di Valéry, anzi dei francesi? Ma si sa, le antologie, e
più queste minime, sono un invito, alla lettura.
Gli alberi non sempre e ovunque sono un
patrimonio della umanità, come questa epoca ambientalista presuppone. A molti
danno fastidio. Sartre per esempio li aborriva: non amava la campagna perché
non amava la solitudine, ma di più, negli alberi vedeva la natura, che nella
sua etica è il contrario della libertà. Allo stesso modo sono – erano, per secoli
– nemici in Africa, dove si bruciavano per coltivare meglio, con più grassi naturali.
Ma sono cari alla poesia.
Con un’ampia presenza femminile: Antonia
Pozzi, la stessa Negri, Lowell (Amy, non Robert). Mentre Whitman, la quercia
solitaria che lo scruta lo fa “pensare all’amore virile”.
Con traduzioni dal tedesco e dall’inglese
della curatrice – da Lorca di Mario Socrate, da Machado di Matteo Lefèvre.
Giuliana
Mancuso (a cura di), Poesie sugli alberi, Garzanti, pp. 94 € 5
Nessun commento:
Posta un commento