Le “terre rare” non sono rare. Anzi, ce ne sono in abbondanza – come gli idrocarburi. Ma sono specialmente inquinanti, all’estrazione e alla raffinazione.
Sono in particolare il litio,
il cobalto e la grafite (il gallio, il Germania, eccetera, sono diciassette), di cui la domanda dovrebbe quintuplicare nei piani della
Unione Europea entro il 2030, e aumentare di sessanta volte (il litio) e di
quindici (cobalto e grafite) entro il 2050.
L’Europa ha evitato gli
inconvenienti della ricerca e produzione di terre rare ricorrendo alle importazioni, dal Congo, la Turchia, l’Australia, e soprattutto dalla Cina. Sono materiali necessari per l’auto
elettrica, per la produzione delle batterie. E per le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici.
Attualmente l’Europa produce
solo l’1 per cento delle batterie elettriche per le auto di nuova generazione, per
il 65 per cento le importa dalla Cina. Con una dipendenza cioè nemmeno comparabile
con quella, oggi sotto forte critica, dalla Russia per il gas naturale.
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