Il mercato del fotovoltaico dipende dalla Cina, più di quanto il gas dipende (dipendeva) dalla Russia. L’Agenzia Internazionale per l’Energia di Parigi, Iea, calcola che oltre l’80 per cento dei processi mondiali di fabbricazione dei pannelli solari è cinese. Pur assorbendone per uso interno un po’ meno del 40 per cento. E la quota cinese l’Iea stima in aumento rapido, fino a poco sotto il 100 per cento al 2025.
È cinese – esito di
investimenti cinesi – anche la produzione di pannelli solari in Malesia e
Vietnam. Nel 202i la Cina ha esportato fotovoltaico per oltre 30 miliardi di dollari.
Malesia e Vietnam hanno esportato per oltre 10 miliardi.
Sono cinesi i primi dieci
fornitori di materiali e prodotti per i pannelli solari. È cinese anche, all’80
per cento, la produzione mondiale di polisilicio, l’elemento principale della
cella.
Il primato cinese ha
solide basi tecniche, oltre che economiche, di costi. Nell’ultimo decennio i
costi di produzione sono stati abbattuti dell’80 per cento. E l’“intensità
energetica” (consumo di elettricità) nel processo di lavorazione è stata
dimezzata.
Ma i giacimenti di polisilicio si concentrano nelle aree cinesi occidentali dello Xinjiang e dello Jiangsu, dove
la potenza elettrica necessaria alla lavorazione è per tre quarti da centrali a
carbone.
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