Per il matrimonio di Carlo con Camilla Parker Bowles la regina Elisabetta regalò una broadmare, una cavalla fattrice, racconta la biografa Tina Brown. L’equitazione era la passione della nuova principessa ereditaria, come lo era stata e lo era di Elisabetta.
Alla cerimonia, al castello di Windsor,
la regina si assentò alcuni minuti, in una stanza appartata, per seguire il Grand National, il più
importante steeplechase inglese, che si correva quel giorno. Gli organizzatori lo
avevano ritardato di 25 minuti su sua richiesta. Lo seguì in televisione,
accanto a Andrew Parker Bowles, il precedente marito di Camilla.
L’aneddoto non vuole dire nulla,
giusto l’inaffettività di Elisabetta, se non per i cavalli, e i corgi. E porre
il quesito: perché tanto affetto invece, in tutto il mondo, per questa regina?
Che di suo, in quanto capo di Stato, si è segnalata anche per non impicciarsi
di politica, e neppure dello Stato, se non per quanto concerne prerogative, e
obblighi, della famiglia reale. Se è un archetipo, un caso esemplare, è della
leggerezza con cui ha attraversato i tanti drammi che ha vissuto, bellici, politici,
etici, familiari. Da donna fortunata.
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