Uno dei tanti abbozzi della “Vita di Napoleone”, che Stendhal, pure biografo sintetico e veloce di molti personaggi, non riuscì a completare. Forse perché Napoleone è il personaggio che più, e più continuativamente, lo sedusse.
Come il contemporaneo Puškin lavorò a
lungo senza mai concludere su Pietro il Grande, da cui era affascinato. lo
stesso Stendhal – i tanti progetti e le memorie scritte di Stendhal su
Napoleone prendono nella raccolta Stock di venticinque anni fa circa 800 pagine
di formato grande, 16 per 24. Puškin era affascinato da Pietro il Grande per
motivi anche personali: era stato il padrino del suo bisnonno materno, un
africano, che aveva riscattato da ragazzino e cresciuto personalmente. Stendhal
aveva speso una vita al servizio di Napoleone, cui i suoi parenti Daru, che gli
procuravano i piccoli impieghi al seguito della Armée, erano legatissimi. Lo
era stato in Germania e in Italia, qui specialmente felice. Con ammirazione
anche da parte sua, benché senza familiarità con l’imperatore, anzi guardandolo
da lontano.
È un ritratto ammirato, non critico.
Napoleone è lo “spirito superiore”. Anche nella sconfitta. Anche alla sconfitta.
Una spiegazione dell’incapacità di licenziarne un ritratto definitivo è in
questa ammirata grandezza, come se il personaggio in qualche modo sempre gli sfuggisse.
A cura di Piero Bertolucci. Mursia
riedita la riduzione di dieci anni fa, a opera di Beppe Benvenuto.
Stendhal, Vita di Napoleone Garzanti, pp. 320 euro 13
Mursia,
pp. 234 € 12,50
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