lunedì 26 settembre 2022

L’amica geniale di Simone de Beauvoir

Il romanzo di una amicizia amorosa. infantile, poi adolescenziale, poi giovanile, fino alla morte dell’amica, a 22 anni. Un racconto più che un romanzo, una storia vera che de Beauvoir ha romanzato per minimi particolari, i nomi, i gruppi familiari. Del suo attaccamento con Élisabeth Lecoin, “Zaza”, coetanea e compagna di scuola: conversazioni, lettere, feste, sorelle, madri, padri, musi lunghi, tutto caratterizzato, senza artifici. E dell’amore, che lei stessa ha in più modi patrocinato, tra Zaza e il futuro filosofo Maurice Merleau-Ponty, suo grande amico negli studi universitari e dopo.

Un racconto rinfrescante di una storia vera. Piano e vivace, minimale e tuttavia sorprendente, per la sua semplicità. Scritto da Simone de Beauvoir all’indomani del suo primo successo, “I mandarini”, 1954, subito dopo il premio Goncourt. Che poi ha deciso di non pubblicare, ma lasciandolo come in bozze. Non avrebbe del resto potuto, essendo in vita i familiari di Zaza, che vi hanno grandi spazi, specie la madre, e Merleau-Ponty, che della scrittrice fu l’amico per eccellenza, ai vent’anni e dopo. Della vita “straordinaria” e la morte di Zaza scriverà ancora quattro anni dopo, nelle “Memoria di una ragazza perbene”, ma non è lo stesso racconto in prima persona, meravigliato, meravigliante, della bambina, poi della ragazza, poi della giovane Simone.

La presentazione di Sylvie Le Bon de Beauvoir, la compagna poi figlia adottiva di Simone ed esecutrice testamentaria, vuole farne una una storia di diritti lgbtq allora conculcati, un secolo fa. Ma fra le tante emozioni che Zaza suscita il sesso manca. Se ne discute poco, alla fine, per dire la cecità della chiesa: sia Zaza che Simone vengono da famiglie religiose, lo sono anche loro, a loro modo, e ragionando sui ragionamenti del cattolicissmo “Pascal”-Merleau-Ponty capiscono l’assurdità dell’ossessione contro la sessualità in tutte le sue forme, anche le più innocenti, un abbraccio, uno sfioramento, l’ossessione del corpo - non se lo dicono ma ne ragionano come di una psicosi, perfino isterica.

Una storia commovente. E insieme svelta, attraente. Un racconto che sembra la matrice o il canovaccio de “L’amica geniale”, come se Elena Ferrante l’avesse riprodotto tal quale, cambiando solo la scena e l’ambiente sociale, popolare invece che borghese, cattolico, inserito. Beauvoir si rivela pian piano grande narratrice, polimorfa, polivalente, un globo di cristalli luminosi riflettenti, piuttosto che la musa arcigna di filosofie pratiche dell’immagine prevalente.

Simone de Beauvoir, Le inseparabili, Ponte alle Grazie, pp. 208 € 15


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