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domenica 4 settembre 2022

Letture - 498

letterautore

Cancel culture- Emilio Isgrò, l’artista delle “cancellature”, ci vede “una particolare forma di decadenza occidentale. La mia cancellatura è concettualmente ed esteticamente il contrario: distruzione apparente, custodia reale, silenzio dell’anima, desiderio di nuove verità”.

Conan Doyle – Passa in tarda età agli spiriti e alle fate per l’eredità del padre “squisito pittore visionario minato dalla follia dall’alcolismo, la cui vena allucinatoria e antimondana coverà, tenuta a bada, nel più solido figlio”, che, “giovane scozzese di antica famiglia irlandese studia, viaggia. Scopre le sue vocazioni – dapprima medico, poi scrittore – e si sposa”: “La farà affiorare senza pudori negli anni del declino, quando si immergerà tra spiriti e fate (pur se con pretese di razionalismo scientifico)” – Sandro Roffeni, introduzione a A .C.Doyle, “Il demone dell’isola”.

Umberto Eco – Cominciò l’attività divulgativa sull’“Avanti!”, il giornale del partito Socialista, e sul “Corriere della sera”, da filosofo tomista e funzionario editoriale e Rai, consacrato nel 1962 dal successo di “Opera aperta”. L’anno dopo la collaborazione sul “Corriere della sera” cessò, dopo la polemica col Pci (sul settimanale del Pci, “Rinascita) sulla politica culturale – Eco rimproverava al Pci, in puro Eco, la “persuasione segreta che l’ideale per il proletariato rigenerato sia una lettura di poeti ermetici, ma a causa di alcune sfortunate circostanze ci si piega a trattarlo da coloniale sottosviluppato”. Eco non vorrà più riprendere la collaborazione col quotidiano, benché corteggiato da Barbiellini Amidei e Nascimbeni – per tornare sui giornali aspetterà il successo di “Repubblica”, dopo gli occasionali contributi al “Manifesto” – animato tra  tanti da Rossana Rossanda, sua oppositrice, per conto di Togliatti o del Pci, nel dibattito del 1963 su “Rinascita”.  

Erotismo – Compare nei romanzi inglesi a fine Ottocento: Wilde, “Il ritratto di orian Gray”, Stoker, “Dracula”, Arthur Machen, “Il Grande Dio Pan”, Arthur Conan Doyle, “John Barrington Cowles”.  Opera di scrittori per altro non inglesi ma irlandesi, scozzesi, gallesi – fino naturalmente all’intronizzazione con l’“Ulisse” di Joyce, irlandese ma giusto in tempo, con l’indipendenza dell’Eire, per non figurare scrittore inglese.

Hemingway – Omerico lo vuole Matteo Nucci al festival della Mente di Sarzana: “Lo scrittore americano, fra i più imitati del Novecento, fa uso, probabilmente senza accorgersene, delle tecniche narrative con cui Omero descrive il movimento degli essere inumani nello spazio. Descrizioni dettagliate e prive di commento in cui domina l’omissione del centro, del motivo principale, del cuore della storia. Il modo più efficace, dunque, per superare lo spazio della scena entrando in un’altra dimensione”.

Perché senza accorgersene? Gli scrittori americani sono fra i più colti della specie..

1963 – Uscivano quell’anno – e la lista è di Bartezzaghi per spiegare la polemica di Umberto Eco col partito Comunista (sul settimanale “Rinascita”, dello stesso partito) è incompleta – “La cognizione del dolore” in volume, di Carlo Emilio Gadda, “Fratelli d’Italia” di Arbasino, “Lessico familiare” di Natalia Ginzburg, “La tregua “ di Primo Levi, “Libera nos a Malo” di Meneghello,”Marcovaldo” di Calvino, il “Pinocchio” di Carmelo Bene, “8 e 1\2” di Fellini, “I mostri” di Dino Risi, “Il Gattopardo” di Visconti, “Le mani sulla città” di Rosi, il “Diario minimo” di Eco, la “Storia linguistica dell’Italia unita” di De Mauro. E a Palermo si lanciava il Gruppo 63, preceduto, accompagnato e seguito da forti polemiche.

Montale – Pettegolo, come lo rappresentava Arbasino già nel pro “Fratelli d’Italia”, 1963, senza nomonarlo, lo dice espressamente Emilio Isgrò a Paolo Bricco sul “Sole 24 Ore” oggi, ricordandolo a Venezia, dove Isgrò era giornalista: “Passavamo ora e passeggiare su e giù per i ponti e le calli, lui sottobraccio a me, impegnato a parlar male, con affetto e stima però, di Quasimodo e di Ungaretti”.

Sherlock Holmes – “Muore” in Svizzera, dopo che nel 1893 muore il padre venerato di Conan Doyle, e la moglie dello scrittore, Louise, data in fin di vita dai medici per tubercolosi, si cura (e sopravvive) in Svizzera. Una morte “sostitutiva”, la Svizzera o non la decisione di Doyle di cambiare vita?

Ha tre “vite” di fatto, anzi quattro. La prima è dei racconti 1880, fino alla “morte” in Svizzera, “Il problema finale”. Poi Conan Doyle si fa romanziere storico, delle guerre napoleoniche soprattutto, nonché politico imegnato in Africa – nonché due volte candidato in patria per il partito Conservatore, senza fortuna: è corrispondente di guerra tra i dervisci del Sudan, e medico di campo e cronista della guerra anglo-boera (collega di Churchill), denunciatore del regime coloniale belga in Congo, patrono a spese sue delle vittime di errori giudiziari. Sherlock Holmes lo risuscita una prima volta tra il 1902 e il 1905, col breve romanzo “retrodatato” “Il cane dei Baskerville” e con un’altra serie di racconti, che partono dalla “resurrezione” ufficiale. Una terza vita, più pacata e prosaica, ha durante la Grande Guerra, tra il 1915 e il 1917. E un ultimo sussulto dieci anni dopo, in piena epoca “spiritista” del suo autore, quando è diventato antipatico, e prende formalmente congedo, insieme con Watson. 

Prende il nome da Oliver Wendell Holmes? È più che probabile, Conan Doyle ammirava lo scrittore americano, In un racconto ne fa anche un calco, “John Barrington Cowles”, prendendo il soggetto a prestito da  una romanzo di Wendell Holmes, “Elsie Venner”, del 1861. Ma il soggetto era comune anche all’ora “italiana” di Hawthorne, “Il fauno di marmo”, pubblicato nel 1860 – innamorato e pretendenti perdono il senno e la vita per oscuri malefici, o la torbida personalità, dell’amata-o.

Quello di Mark Twain, della parodia “Sherlock Holmes battuto”, è una sorta di Davy Crockett, che gira per l’America, anche rurale, anche tra i minatori ubriaconi, come uomo di spettacolo, benché riservato. Uno “spirito puro, poiché egli è morto già quattro volte! Tre volte è morto naturalmente e una accidentalmente”. Che esala un odore di umidità glaciale e di tomba”. Ha  anche “i baffetti”.

Vendetta -  Quella letteraria perfetta si può dire la vicenda della sparizione di Agatha Christie per undici giorni, su cui un ennesimo romanzo viene ora intessuto, “Il caso Agatha Christie”, da Nina De Gramont. Il marito le annuncia il divorzio, partendo per il week-end con l’amante, la sua segretaria, e Agatha Christie parte all’improvviso a sua volta. Finge un incidente di macchina mortale, tale da allertare tutte le autorità britanniche, nazionali e locali, e dopo undici giorni di suspense si fa trovare in un albergo, dove si era registrata undici gironi prima, con il nome dell’amante del marito. Molto fine, molto gelida, riaffermazione della propria superiorità - il romanzo non dice, né i romanzi che sulla vicenda lo hanno preceduto, che fine ha fatto il marito, con la nuova compagna, ma la distanza è stata segnata indelebile, nel momento di maggiore difficoltà (si direbbe debolezza, ma non nel caso di A. Christie).

letterautore@antiit.eu

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