L’euro a un dollaro, dopo avere navigato fino a poche settimane fa a 1,15, non è senza conseguenze. Buona parte dei rincari di luce, gas e benzina è l’effetto di questa perdita di valore dell’euro - il 15 per cento non è poco. Le quotazioni stratosferiche ammannite ogni giorno di gas e derivati petroliferi vengono da vari mercati speculativi, con poca attinenza alle forniture e ai consumi, ma il rincaro in termini di svalutazione sul dollaro, moneta di pagamento del commercio delle fonti di energia, è fattuale.
La svalutazione dell’euro
non è casuale e non è momentanea. Nasce dalla diversa risposta anti-inflazione delle
autorità monetarie americana ed europea, la Federal Reserve e la Bce. Quella
americana è stata rapida ed aggressiva. Il rialzo dello 0,75 per cento degli
interessi primari deciso ieri è il quinto dall’inizio del 2022. Il terzo
consecutivo da 0,75 punti. Dopo uno 0,25 a marzo, e uno 0,50 a maggio. Il costo
del denaro è o ora tra fra 3 e 3,25 per cento. Una calamita per tutti i
capitali, che smobilitano le posizioni in euro per posizionarle in dollari.
Non se ne parla, ed è
una delle tante stranezze dell’informazione italiana, ma l’euro in caduta
libera sul dollaro è un problema. voluto Si dice che favorisca le esportazioni. Ma il
commercio è complesso, e quella monetaria è una componente fra tante. Mentre sulle
quotazioni degli idrocarburi, e sui movimenti di capitali, ha effetto
immediato. E si vede dalla bilancia dei pagamenti, aggravata dal costo delle importazioni in dollari.
La debolezza della moneta europea è cioè il segno di una sfasatura, se non di interessi concorrenziale, nello schieramento atlantico. La Federal Reserve che combatte l’inflazione con i tassi elevati la aggrava con la sue decisioni in Europa.
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