La Cina non faceva affari con la Russia prima della guerra all’Ucraina. O li faceva male. Il creatore e presidente della CEFC China Energy, Ye Jianming, fu arrestao nel 2018, dopo il fallimento dell’acquisizione da lui progettata del colosso petrolifero russo Rosneft, partendo da una quota del 14,16 per cento, contrattata per 9 miliardi di dollari con Glencore e la Qatar Investment Authority. Impossibilitato a pagare il convenuto, Jianming era uscito dall’affare con una penale di 257 milioni di dollari. Un esito che non piacque a Pechino.
CEFC China Energy era nata nel quadro dell’entrata della Cina in grande nel mercato internazionale del petrolio e dei prodotti petroliferi, in sostituzione progressiva del carbone come fonte di energia. Incaricata di espandere il mercato in direzione di alcune fonti di approvvigionamento: Russia, Oman, Romania, Georgia, Kazakistan. Ma si era unicamente distinta, fra il 2014 e il 2016, per una serie interminabile di acquisizioni nella Repubblica Ceca – tra esse perfino lo Slavia Praga, il club di calcio. Ye Jianming era collegato all’esercito (Esercito Popolare di Liberazione), le cui finanziarie sono specialmente aggressive.
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