Si celebrano gli anni 19080. Del cinema – la spettacolarizzazione della fantascienza, Spielberg, Ridley Scott, Carpenter. Del calcio – il Mundial. Di Reagan – sì, di Reagan. Perfino della moda, perfettina. A opera degli stessi che quegli anni che quegli ani combatterono forsennati. Contro gli yuppies. Contro Craxi e “Milano da bere”. Contro la politica anti-inflazione. Per un “cupio dissolvi” che da allora tiene l’Italia sotto il tallone, avviato giubilanti a fine decade col processo a Sofri.
Succede. Che qualcuno apprezzi una cosa
che gli dispiaceva. Molti comunisti erano stati fascisti – intere regioni. Si
può anche cambiare opinione, perché no, oltre che il gusto. Ma qui non c’è un
esame comparato o critico. E questo per un motivo che fa senso: non c’è altro
modello o disegno, programma, ideale, di vita diverso. Si propone la nostalgia
degli anni 1980 solo per vendere, come scenografie di campagne pubblicitarie. Di
un paese che si volesse di cartapesta – come un tempo erano le scenografie,
oggi in 3D: un ologramma.
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