“Il dollaro forte spinge l’inflazione”. Se ne accorge infine “Il Sole 24 Ore”, nel colonnino di un rubrichista, Minenna: l’aumento anticipato ed elevato del tasso di sconto in America, per prevenire l’inflazione, concorre a causarla e gonfiarla in Europa. A quando una riflessione sull’evidenza che gli interessi di Europa e Stati Unti sono diversi e divisi? Anche prima della crisi ucraina. Dove solo l’Europa paga le sanzioni, mentre gli Stati Uniti se ne avvantaggiano, col rincaro degli idrocarburi, di cui sono esportatori, e il congelamento degli enormi asset russi in titoli e depositi americani.
“Finanza creativa, bolla distruttiva”: il colpo di verità è doppio del “Sole 24 Ore” questa domenica, ma confinato al supplemento cultura. Una riflessione dell’economista emerito Onado, che ha visto ora “La gande scommessa”, il vecchio film molto wallstreetiano contro la Wall Street della crisi bancaria. Degli alligatori sulla pelle del mondo, al coperto del mercato – il mercato è libertà…
La cosa era recentemente
attualizzata dalle due serie italiane “I diavoli”, molto efficaci, sui nuovi
pescecani “shortatori”, specie contro il debito italiano – passate invece sotto
silenzio.
Si vota contemporaneamente in Brasile. E Wall Street si dichiara pronta a brindare alla vittoria della sinistra, di Lula. Mentre guarda con apprensione all’Italia, dove si prospetta una vittoria della destra. Un tempo il capitale era di destra, al tempo di Marx e anche dopo, ora è di sinistra.
È una fake news la “notizia” che il presidente cinese Xi è stato arrestato. Una goliardata, diffusa da cinesi espatriati, che non hanno altro modo per farsi intendere. Però in armonia col regime: si dimentica che Xi è il presidente della Cina in quanto è il controllore del partito Comunista. E i partiti comunisti regolarmente si “purgano”: l’abbattimento del capo è la prassi in questi regimi.
Lo stesso Xi non è emerso sfidando il presidente Hu Jintao – come questi si era affermato facendo fuori il suo pigmalione Jiang Zemin. Del resto, il sorridente Xi è un dittatore a tutti gli effetti: esercita la censura e la sorveglianza di massa, gestisce arresti e condanne, si è fatto presidente a vita, usa la mano forte contro Hong Kong, i cristiani (processa un cardinale di 97 anni), gli islamici e chi capita.
Nel mezzo di una tempesta social in Iran di donne che protestano per la violenza usata a una ragazza fermata perché non portava bene il velo, si produce venerdì una manifestazione di donne coperte di nero. Una manifestazione organizzata dal regime, si dice. Probabile. Ma i venerdì della “rivoluzione khomeinista” nel 1978 erano al 90 per cento di donne coperte di nero. E nel 1980, al “processo” al Majlis (Parlamento) ai cinquanta ostaggi presi all’ambasciata americana, il pubblico era di donne ammantate di nero. Ciò che vogliono le donne nell’islam resta oscuro, anche in un mondo di immensa cultura come l’Iran.
Il curioso di Berlusconi a “Porta a porta”, del “governo di gente perbene” di Putin a Kiev, non è l’enormità della cosa, ma il ghigno furbo di Berlusconi mentre la dice – “l’ho detta grossa abbastanza?” Non nuova, è anzi la sua cifra, del politico “Grande Comunicatore”. Possibile che la politica sia catturare l’attenzione? Con la violenza no, non più, non usa in regime elettorale, spaventerebbe, ma con quella verbale sì, e eccessiva?
Originale vigilia elettorale senza giudici in campo: nessuna denuncia, nessun arresto, nessuno scandalo. Si sono astenuti anche sui soldi di Putin. La riforma Cartabia li ha rinsaviti? O è la prospettiva della destra vincente, di tutti i sondaggi, che li fa sperare per il meglio, da vere eccellenze con l’ermellino, l’unico ordinamento dello Stato non defascistizzato, dopo settant’anni?
La sintesi del voto – da come il voto si prospetta – la fa Guccini: “Ma sì, proviamo anche questa. Ecco, gli italiani, dopo aver provato Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini, vogliono provare Meoni”. Ma Guccini li vuole “innamoramenti di pancia, che sfioriscono presto”. E invece no, sono tentativi di ancoraggio, dopo che i giudici hanno distrutto gli assetti politici.
C’è una distinta visione dell’Italia al voto tra i media italiani e quelli stranieri. I media italiani, anche quelli di sinistra, non evocano il fascismo, il ritorno del fascismo - ha già avuto governi di destra, ed è sopravvissuta. Quelli stranieri, soprattutto inglesi e americani – ma ci ha provato anche “Le Monde” – non dicono altro: “Il ritorno del fascismo in Italia”.
È strano come nei
media angloamericani non si riesca – non si voglia: corrispondenti scontenti o
mediocri, Roma è una sede secondaria? – a mettere a fuoco l’Italia. Vanno va
per frasi da decenni ritrite: mafia, Mussolini, il negozio sotto casa, la convivialità
– che si possa stare a tavola due e tre ore. O è l’Italia che non si colloca
bene nella globalizzazione, che è come gli anglosassoni l’hanno fatta, vuole
uniformità Altrimenti, tra mafia e fascismo, non se ne esce: l’Italia resta
strana, a voler essere buoni.
Però è vero che solo Tim Parks, cioè un inglese, benché venetizzato, e con l’ausilio della moglie Rita Baldassarre, a rifare la strada che fece Garibaldi in fuga con Anita dalla Repubblica Romana. Sentiero per sentiero, tappa per tapa, vedere come e dove il futuro Eroe dei Due Mondi dovette inguattarsi. Repubblica Romana, e che cos’è?
Nel successo planetario della giornata di esequie londinese della regina Elisabetta, 4 miliardi di persone sono date ai televisori nel mondo, l’auditel per la Gran Bretagna dà 28 milioni di spettatori. Che viene menzionato come un grande numero, ma su una popolazione di 68 milioni fa il 40 per cento, poco più. Molto meno di Sanremo, più o meno il pubblico di un Montalbano nuovo – quando se ne facevano.
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