venerdì 2 settembre 2022

Pioggia benedetta

Tradotta nel pieno della siccità post-covid, un’opera rinfrescante. Corbin, storico delle sensibilità (sulla scia della “storia delle mentalità” di Lucien Febvre) e dei fenomeni naturali, l’ombra, il mare, gli odori, il riposo, i suoni, il silenzio, ne fa la storia. Materiale e letteraria: il diluvio, l’ombrello, l’alluvione, la siccità, la grandine, la meteorologia. E “le emozioni provate dall’individuo in rapporto alla pioggia, alla neve, alla nebbia e alle folate di vento”. Si parte, anche qui, dal Settecento. “A fine secolo s’intensifica la sensibilità individuale ai fenomeni metereologici”. Se ne aprla e se ne scrive. Per primo l’autore di “Paul e Virginie”, Bernardin de Saint-Pierre, con degli “Études sur la nature”. Il primo anche ad annotare che “i rumori melanconici” della pioggia “accompagnano, durante la notte, in un dolce e profondo sonno” - quando non sono tempestosi, perché allora non si dorme e anzi si ha paura.

La letteratura poi diventa sterminata: Leonardo (quanti diluvi universali nel Rinascimento), Walt Whitman, Victor Hugo, Van Gogh, Verlaine. E i riti di propiziazione – e di espiazione, di celebrazione.

Una ricerca studiosa, e di diletto – l’uomo è curioso. Sapendo che, come diceva Roland Barthes, “niente è più ideologico del tempo che fa”. Ideologico forse no, ma idiosincratrico sì: c’è chi soffre nel temporale, e chi ne gode. Del resto, siamo fatti di acqua e la pioggia è benvenuta, ma non sempre.

Alain Corbin, Breve storia della pioggia, Marietti 1820, pp. 64 € 9


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