venerdì 2 settembre 2022

Secondi pensieri - 492

zeulig

Anima – “Fuori da ogni possibile equivoco religioso, «anima» è il corrispondente latino del greco «psiche»” – lo psicoanalista junghiano Luigi Zoja (Jung ha “inventato” l’anima). Psiche, da cui la religione (miti, dei) è germogliata?

Classico – “Infinitizza” il tempo. Il tempo, necessariamente di una stagione, il classico ipostatizza come eterno, comunque ricorrente. Da qui il disagio delle attualizzazioni dei classici, quando ne eliminano questa dimensione di “eternità”: è opera “classica” quella che il fatto contingente eleva, in parole o successione di eventi, a una sorta di dimensione eterna, metastorica.

È il contrario dell’individualizzazione, cui ambisce invece l’opera romantica.

Corpo – “Più che altro, per noi il corpo è una fonte di dolore e di fatica”, argomenta il prof. Challenger dello scrittore Arthur Conan Doyle in “La nube avvelenata”, 76: “È l’indice costante dei nostri limiti”. Ma è una macchina, anche, prodigiosa – produttiva, inventiva, alla fine senza limiti. La più prodìgiosa che si riesce a concepire – che il corpo stesso riesce a concepire. Filosofiamo sul corpo solo grazie al corpo. Con limiti, certo, il corpo non è illimitato – il suo pregio (mistero) è di riuscire a fare tanto con così poco, muscoli e acqua.

Maternità – Si contesta, ma cosa (a volte ancora si celebra, ma soprattutto si contesta)?

Qualcuno avrà detto in latino, o cinese, del bambino che ha troppi desideri, che è ancora legato al cordone ombelicale - la saggezza non difetta al latino, o al cinese. Questa è pure bella, identificando l’origine del desiderio nella madre, origine, bene o male, della vita. Così uno che non ha patria, né tribù, né famiglia, potrebbe essere rimasto legato alla madre che non può non avere avuto. Ma si può rigirarla, chiedendosi con Musil della madre che aveva perduto: sì, Edipo, “ma se la madre non ha più grembo?” Sì, proprio la pancia, “il nido misterioso che essa forma con le vesti dalle ampie pieghe” – formava, poiché “le esperienze fondamentali della psicoanalisi hanno origine certamente dal modo di vestire degli anni 1870 e 1880, non dalla tuta da sci”. Oggi, l’ingegnere scrittore fa notare acuto, “se guardiamo un costume da bagno dov’è il grembo?”.

Il figlio rimosso non è un’eccezione, per esempio leggendo la popolare Colette, che la madre nasconde al padre, o a se stessa. Anche la mamma assente non è un caso. Uno psicologo ci sarà che ha spiegato che uno è legato alla madre perché non ha patria né famiglia, che la madre è una proiezione o un Ersatz, e altrettali. Ma essere in qualcosa che non si è, questo è – sarebbe, se la maternità dura - appassionante.

La madre è diversa dal padre. La ricerca del padre, per esempio, del bastardo, dell’orfano, è pinocchiesca - quanto affettiva, effettiva, e quanto invece effetto del naso lungo, disinvolta? Un bastardo non può essere padre, non potendo amare, né può quindi soffrirne la nostalgia. Non siamo che fugaci combinazioni, dell’assoluto se si vuole ma non di necessità, solo la morte è infaticabile, lo stesso istinto a procreare si stanca.

Peggio se c’è l’amore. Allora è come Stevenson scrive a Fanny Sirwell: “I figli dei genitori che si amano sono orfani”. E dunque si è figli solo di genitori che non si amano?

Morte – In massa, sul campo di battaglia, per eventi naturali, peer stragi deliberate, fa meno senso che solitaria, della morte casuale per incidente, o di quella naturale, per sfinimento o malattia. È per questo che ora la propaganda di guerra tramuta queste morti in stragi, torture, stupri.

Così pure delle stragi di mafia, per non dimenticarle, come avveniva in passato, è necessaria una drammatizzazione-attualizzazione.

Scienza – “La vera mente scientifica non può farsi limitare dalle condizioni di tempo e di spazio”, argomenta il professor Challenger di Arthur Conan Doyle, il distillato della mentalità positivista vista crticamente (ironicamente) dall’inventore del metodo deduttivo, o di Sherlock Holmes: “Essa si costruisce un osservatorio sulla linea del presente, che separa l’infinito passato dall’infinito futuro”. Fa incursioni, non risolutive. Nell’infinito, indomabile.

Scuola tedesca - Benito Cicoria, uno dei suoi compagni di cordata per la scalata al “Monte Analogo”, René Daumal dice di “scuola tedesca”: “Una trentina d’anni, sarto per signore a Parigi. Piccolo, coquet e hegeliano. Benché d’origine italia , apparteneva a una scuola d’alpinismo che si potrebbe – grosso modo – chiamare la «scuola tedesca»”. Il cui metodo “si potrebbe così riassumere: si attacca la faccia più ripida della montagna, per il corridoio più instabile e più mitragliato dalle cadute di pietre, e si sale verso la cima sempre dritti, senza permettersi di cercare deviazioni più comode a sinistra o a  destra; in generale ci si fa uccidere, ma, un giorno o l’altro, una cordata nazionale arriva viva alla cima”.

Sublime – Oggetto di derisione in Nietzsche, caratteristicamente, all’apposito § Dei sublimi, nel secondo libro di Zarathustra. È parola e concetto latino, anche se Longino, che meglio lo teorizzò, è per molti legami greco. Categoria politica, si può immaginare, legata agli onori – come il trionfo per il condottiero, c’è il sublime per il pensatore. In contraddizione peraltro con l’etimologia: sotto il limen, la soglia, o non ben sopra? Di che screditare l’età romantica, di cui fu una specie di motore e di meta.

Il sublime, “i sublimi”, Nietzsche li ha in dispetto solo perché non prendono coscienza della loro “elevatezza”, non la fanno valere. Incedono statuari, mentre “stare in piedi coi muscoli rilassati e con la volontà staccata, questa è la cosa più ardua per voi tutti, o sublimi!” - il vero “sublime”, s’inferisce, è la postura, la démarche di Balzac. Nietzsche ragiona a modo suo, ma è pure vero che il concetto è arduo.

Tragedia – “La tragedia celebra l’insensatezza della vita umana”. Celebra è la parola giusta di questo insensato (riduttivo) verdetto di Galimberti – di tutti gli addict dell’insensato Nietzsche.

Umani – “Bipedi senza piume inadatti alla comprensione del numero π” è la definizione che il padre Sogol dà a René Daumal nel “Monte Analogo” dello stesso Daumal – sogol anagramma di logos.

zeulgi@antiit,eu



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