O del peso dello stardom, della celebrità. Sophia Loren, che la Rai celebra per il compleanno con due ore abbondanti di testimonianze – il documentario fa soprattutto affidamento sulle sue interviste, niente spezzoni dei suoi tantissimi film, molti di culto – è sempre semplice e diretta. E anzi diminutiva. Ma nell’eloquio. Che maneggia con sicurezza e sveltezza (in tre lingue!), da persona vera, non la “maggiorata” muta come veniva venduta ai suoi tempi. Con battute anche fulminanti, soprattutto in inglese e in francese, cioè con interlocutori svelti come lei e non paludati o impacciati. Per es. sul rapporto con Mastroianni, partners in una dozzina abbondante di film, di rilievo. O con De Sica. Parla come tutti dell’infanzia durante la guerra, della madre che le ha dato “la forza” – Sophia ha cominciato a fare cinema a 14 anni. Spiuga convincente l’arcano del suo matrimonio con Carlo Ponti – cristallina anche nella rappresentazione della sbandata per Cary Grant, e della decisione di tornare con Ponti. Ma si guarda con apprensione, e quasi con repulsione. Talmente è supertruccata e supervestita, quasi una maschera. Così doveva essere la celebrità ancora mezzo secolo fa, e lo stesso personaggio ha dovuto continuare a interpretare anche dopo – dopo Mary Quant e la libertà, nel tratto, il trucco, l’abito.
È il racconto,
alla fine, di una vita difficile, non mostrandosi i grandi successi, a parte
poche immagini degli Academy Awards a Hollywood. Ma più per vedere una persona
così gaia e naturale sepolta sotto il cerone.
Marco Spagnoli, Sophia!, Rai 1, RaiPlay
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