C’è un ritorno di simboli, bandiere, memorie, gadget confederati, in tutta l’America, non solo negli Stati del Sud che fecero la guerra civile contro Lincoln. Se ne trovano tracce anche nel Nord, in Michigan, in Pennsylvania e ovunque. La nostalgia dei “valori” confederali non è più legata al Sud, a un’area geografica: si diffonde per razza, istruzione, religione. È l’esito di una ricerca sui “Simboli Confederati” di due istituzioni, E Pluribus Unum e Public Religion Research Institute.
Il fatto è emerso nelle polemiche sollevate
dalla cancel culture, o “riforma”. Il contrasto a questa posizione è stato
perfino più veemente a Nord che negli ex stati confederati. Il sentiment tuttavia
prevalente sulla Confederazione è che essa entra nella eredità culturale del Sud,
non nella divisione razziale.
Nei riguardi della “riforma” (la
distruzione dei monumenti pubblici confederati, o il loro confinamento in un museo)
si trovano identiche posizioni a favore e contro al Sud e al Nord: a favore il
22 per cento al Sud e il 25 per cento
altrove contro il 17 per cento al Sud e il 20 per cento altrove - l’altro 50 per cento è indeciso, un po’ di
qua, ma non convinto, un po’ di là. La conclusione dello studio è che i valori
degli americani bianchi rurali del Sud hanno contagiato gli americani bianchi
rurali del Nord. Ma questo, si aggiunge, “è solo un pezzo di una eredità
regionale ricca, cosmopolita e multirazziale, che ha formato la musica, il cibo
e la cultura dell’intero paese”, malgrado gli “stereotipi di bandiera”.
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