Passare tutto il parco automobilistico all’elettrico, come vuole l’Inflation Reduction Act del presidente Biden, non salverà l’ambiente, avrà un costo enorme, creerà tensioni “geopolitiche”. Il “New York Times” descrive le tensioni politiche già in atto.
La
prima riguarda il cobalto e il litio, di cui si farà grande consumo per gli
elettrodi delle batterie. Grande produttrice di litio, “l’Arabia Saudita del
litio”, è la Bolivia. Il cui presidente eletto Morales, contrario allo sfruttamento
minerario intensivo, è stato destituito due anni fa con un colpo di Stato.
Il maggior
produttore di cobalto al mondo, “l’Arabia Saudita del cobalto”, è la Repubblica
Democratica del Congo (Kinshasa). La Cina e gli Stati Uniti se ne contendono la
produzione, a costi umani e anche ecologici elevati.
Quindici
delle diciannove miniere di cobalto del Congo sono in mani cinesi. Delle
miniere americane il ras è Erik Prince, il fondatore e gestore dei contractors Blackwater, i mercenari in
affitto, utilizzati dagli Stati Uniti in Afghanistan e in Irak, malgrado gli
eccessi documentati.
In
Bolivia sono state indette dopo Morales le gare per le miniere di litio:
concorrono una società americana, una russa, e quattro cinesi.
“Forbes” stima che 384 nuovi siti minerari dovranno essere aperti nel mondo da qui al 2035 per la produzione di cobalto, litio e nickel. Riducibili a 336 qualora una severa politica di riciclo delle batterie esauste venga adottata.
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