Non piace al Dipartimento di Stato, e forse neanche ai cattolici americani, a molti degli influenti cardinali e arcivescovi americani, il rinnovo degli accordi segreti tra il Vaticano e la Cina. Non piace che l’accordo sia tenuto segreto, anche al rinnovo. Né che sia stato rinovato proprio mentre il Partito comunista cinese ribadiva al congresso la linea dura.
In passato molte critiche si
erano levate in America contro il silenzio del Vaticano quando il quasi centenario
cardinale Zen di Hong Kong fu sottoposto a processo politico per aver difesa gli statuti di autonomia. Analogamente, si critica
il silenzio sulla persecuzione delle minoranze religiose, nello Xinjiang, nel
Tibet.
Il sospetto è che l’accordo segreto
del 2018 dia voce al Partito Comunista cinese nella nomina dei vescovi. Anche
se non ha sanato, neppure in questi termini, i problemi di prima: trentasei delle
novantotto diocesi cinesi non hanno un vescovo – non sono amministrate, sopravvivono.
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