"Avvocato d’insuccesso” è il sottotitolo delle miniserie Rai tanto annunciata– il personaggio è quello dei gialli di Diego De Silva dalla stesso titolo. Uno spasso, sepure a ritmo ineguale – è il problema delle serie tv, tenere tesa e prolungata la rete della pubblicità serale, la più redditizia.
Il
trickstar non è una novità, il
pasticcione che l’ha vinta non sa come. Il Giufà che molte ne affronta o crea e
qualcuna anche la risolve. Questa miniserie Rai si distingue per utilizzare la maschera
incerta e la camminata sbilenca di Massimiliano Gallo. La prima puntata anche per
le scene dal vero dei Tribunali, fuori dai rituali mediatici (di cronisti che
non ci sono mai stati?). Specie di quelli civile, con le stanze piena di avvocati,
un tempo si fumava anche, che sottraggono o impongono incartamenti a un piccolo
giudice seduto a una piccola scrivania, il quale quattro volte su cinque si
limita ad un rinvio – la quinta è quando le parti sono addivenute a un accordo
e glielo sottopongono per avallo.
Altre
trovate illuminano nella prima puntata la malinconica scena, molto ben tagliate
e montate. I colloqui di Vincenzo Malinconico, uno che vive solo, con il “Mister
Fantasy” della sua infanzia, Carlo Massarini, che gli trova le soluzioni, gliele
suggerisce. I colloqui con l’ex moglie, che s’immagina sempre nel suo letto. E
alcuni ritratti dal vero. Le cataste di carte (leggi, repertori, memorie) che
gli avvocati si portano dietro e non usano mai. La conversazione dell’amico
avvocato perditempo. L’avvocatessa bella del palazzo di Giustizia, l’intoccabile.
Meglio ancora, le figlie del camorrista, un capolavoro – Malinconico, “io
faccio il civile”, si trova a difendere, nessuno sa come, un macellaio sospettato
di essere il macellatore delle vittime di camorra (sì, anche lo strano è vero).
Alessandro
Angelini, Vincenzo Malinconico, Rai 1
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