Un re cafone, come sempre, per esempio il politico cafone in democrazia, peggiora le cose: diventa più tiranno dei tiranni, e bisogna liberarsene. Una moralità, o un apologo, del Camilleri politicamente scorretto non di quello ultimo conformista, in forma di romanzo storico.
Il
popolo di Agrigento scaccia la guarnigione sabauda,. Di un re scomunicato dal
papa. Ed elegge a suo sovrano un contadino, Zosimo. Il quale non sa che fare,
se non giustizia sommaria, di chi si era schierato per i Savoia – salvo venire
presto abbattuto dai soldati sabaudi di ritorno in città.
Una
storia da ridere, ma non si ride. Un po’ è stiracchiata, anche se le sorprese,
e il ritmo delle stesse, sono al passo di corsa. La vera storia è di come Camilleri
ci arrivò. Avendo trovato in una libreria romana nel 1994 un volumetto
“Agrigento”, opera di un Antonio Marrone, all’interno del quale c’era la storia
del re Zosimo, cercò l’autore. Marrone gli spiegò che l’aneddoto l’aveva
trovato in un volume delle “Memorie storiche agrigentine” di Giuseppe Picone,
pubblicato nel 1866. Che Camilleri subito si procurò, in fotopia da una biblioteca.
Altri aneddoti su Zosimo trovò due anni più tardi nei tre volumi “Sicilia ed
Europa” di Luigi Riccobene. E la storia fu scritta. Con tanto entusiasmo che
Camilleri la ingorga di falsi da lui costruiti, tra cui i documenti apocrifi che
allega in appendice. Un po’ troppo, come scherzo e anche come falso.
Camilleri
è anche qui sulle orme di Sciascia. Che non scrisse il romanzo storico, ma sì
sotto forma di falso – “Il consiglio d’Egitto”. Al punto di andare oltre, il
falso del falso.
Andrea
Camilleri, Il re di Girgenti,
Sellerio pp. 464 €14
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