Sul solco di “L’essere e il niente”, il “saggio d’ontologia fenomenologica” di Sartre, pubblicato l’anno prima, e a contestazione di “Lo straniero”, il racconto di Camus (“Oggi la mamma è morta. O forse ieri…”), comparso l’anno prima, nel 194e, de Beauvoir debutta nel 1944 con una riflessione composita sulla libertà: quale etica per la libertà. Avviandola col paradosso che Cinea cinico pone a Pirro, re assetato di conquiste: “E poi?” Ci dev’essere una fine: un fine. Non si può errare a vuoto, tanto per tentare, provare.
Ma più che sullo “Straniero” di
Camus, il trattatello, in piena occupazione “felice”, si direbbe una
riflessione sullo sull’“Ecclesiaste” di san Girolamo, “vanità delle vanità e
tutto è vanità”: perché fare (imparare, viaggiare, operare….)? È articolato per
temi: l’istante, l’infinito, Dio, l’umanità, la situazione, la dedizione, la
comunicazione, l’azione. Concludendo alla necessità del fare, contro l’inerzia
del “cinismo”.
L’infinito è tema che oggi si
ripropone, nel dibattito sull’immortalità, il prolungamento della vita. La
finitezza è l’infinito dell’uomo, argomenta de Beauvoir: “La finitezza
dell’uomo non è subita ma voluta: la morte non ha qui quella importanza che le
è spesso attribuita. Non è perché muore che l’uomo è finito. La nostra
trascendenza si definisce concretamente al di qua o al di là della morte”.
Storicamente, all’uscita, una dimensione diversa
dell’esistenzialismo. Non un fare per fare, un’agitazione sterile – “ansiosa”, “angosciata”,
“disperata”, come voleva la vulgata - ma una ricerca, coscienziosa: “Qual
è dunque la misura di un uomo? Che scopi si può proporre, e che speranze gli
sono permesse?”. L’ambiguità
se si vuole, ma come ricerca in continuo, contro l’assurdità, contro la vulgata
dell’esistenzialismo come filosofia dell’assurdo.
L’assunto si preciserà, alle
condizioni storiche di quegli anni, nel saggio successivo, 1947, “Per una
morale dell’ambiguità” - al quale “Pirro e Cinea” verrà sempre collegato nelle
successive riedizioni: uno “studio sull’azione” richiesto a de Beauvoir da
Camus... Alla rilettura, la felice sorpresa di una de Beauvoir che si fa sempre
leggere, anzi ora meglio di prima, mordente e precisa.
Simone de Beauvoir, Pyrrhus et Cinéas, Folio
pp. 117 € 3
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