Si fa scandalo della Germania che, varando un fondo di sostengo all’industria di 200 miliardi, falsa la concorrenza. Si finge scandalo in realtà, perché questa è la realtà dell’Europa, della Ue: ogni paese ha il suo Tesoro, il suo bilancio e la sua politica economica. La Germania f a notizia perché è l’economia più grande, ma non fa i suoi interessi per la prima volta, e comunque la pratica è comune.
Lo scandalo è dell’opinione italiana:
perché editori, direttori e corrispondenti dei media dicono una cosa per l’altra,
ma questo non è colpa della Germania.
Una vera unione europea non c’è, e non ci
può essere con le regole attuali. La Ue attuale è un po’ più del Mec, ha bene o
male un suo bilancio, ma non molto di più. Che per arrivare a una unione
bisogna cambiare le regole lo hanno spiegato con chiarezza Macron e Draghi a
dicembre, con l’appello pubblicato il 23 sul “Financial Times”, dal titlo “Le
regole di bilancio dell’Ue devono essere riformate se vgliamo garantire la
ripresa”. Una politica industriale, una difesa comune, e la transizione ecologica
non sono fattibili con le regole attuali.
Draghi lo ha poi ribadito a Rimini il 24
agosto: “Non è chiaro come, con le regole attuali, si possa costruire una «sovranità
europea»”. Di cui ci sarebbe bisogno specialmente oggi: “Un obiettivo oggi particolarmente
importante, alla luce delle condizioni geopolitiche in Europa”, della guerra.
Il cancelliere teedsco Scholz l’ha detto
con più chiarezza qualche giorno dopo, il 29 agosto, a Praga, parlando
all’università Carolina: ci vuole una difesa europea integrata, “un vero
quartier generale europeo”, e bisogna sostituire, seppure con gradualità, il
voto a maggioranza invece dell’unanimità, per “un’azione rapida e pragmatica”.
Tanto più se si vuolel ampliare la Ue a Ucraina, Moldavia e Georgia, e ai sei paesi
del Balcani che ancora ne sono fuori: “Una Unione a 30 o a 36 membri sarà molto
diversa dall’attuale”.
L’Europa di oggi è, quando funziona,
“l’Europa delle patrie” di De Gaulle. Un disegno unitario ma residuale, ogni
paese restando libero di decidere per il meglio.
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