O “Il mondo e la politica nell’era della supremazia americana”, come da sottotitolo. Un libro premonitore: “Lo scenario più pericoloso”, nella “grande scacchiera” mondiale, “sarebbe una grande alleanza tra Cina, Russia ed eventualmente Iran, una coalizione «anti-egemonica», unita non dall’ideologia ma da risentimenti complementari”. Come potrebbero essere oggi il Donbass, o l’Ucraina fortezza atlantica, e Taiwan. La coalizione non c’è, ma poco ci manca. Mentre c’è l’anti-egemonismo, e piuttosto marcato.
Pubblicato venticinque
anni fa, opera del professore di Storia Americana, ex consigliere per la
Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter, 1977-1981, morto novantenne
cinque anni fa, e ritenuto la pietra angolare della strategia atlantista del
Millennio, il saggio è l’analisi geopolitica che meglio fa capire la guerra in
Ucraina, in tutti i suoi comprimari: gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina, l’Iran,
e naturalmente la Russia. Il mondo unipolare, seguito alla caduta del bolscevismo,
si è conformato come Brzezisnki lo disegnava. Ma non secondo i suoi
ammonimenti, se essi sono da intendere, a scorrere il libro, intesi a prevenire
lo schieramento tripolare anti-americano - ancorché differenziato, e per alcuni
aspetti anzi diviso e divisibile al suo interno.
L’avvertimento di
Brzezinski è stato assimilato nel senso di sfida in campo aperto, di portare la
coalizione a tre a rinserrarsi piuttosto che a sciogliersi o dividersi. “L’Eurasia
è l’epicentro del potere mondiale, e solo da lì può sorgere la sfida al potere
globale americano”, nota ancora Brzezinski - non dice “potere”, dice
“egemonia”. La mossa decisiva per dare scacco matto Brzezinski dice lungamente
la prevenzione di questo schieramento a tre, descritto come “il più pericoloso”
per l’egemonia americana. Ne prevedeva la creazione di fatto, senza patti o
impegni precisi. Attraverso un rafforzamento della cooperazione economica -
come poi è avvenuto: cinque anni dopo con lo Sco, Shangai Cooperation
Organisation, successivamente con lo sviluppo dell’asse terrestre (autostradale,
ferroviario) della via della Seta, e ora con gli idrocarburi. E con lo
spostamento “naturale” verso l’Asia del pivot Russia, nel caso di una
Seconda Guerra Fredda - nella quale si può identificare l’accerchiamento della
Russia con la Nato.
Di subito dopo
l’uscita del libro, che è stato molto letto (ma non in Italia), in una sintesi
che ne scrisse per “Foreign Affairs”, “A Geostrategy for Eurasia”, di
particolare chiarezza la frase di Brzezinski poi diventata famosa: “L’Europa è
la testa di ponte con l’Eurasia”, testa di ponte americana.
Zbigniew
Brzezinski, The Grand Chessboard, Basic Books, pp. 256 € 14,50
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