Un viaggiatore appassionato di Catanzaro. Ha viaggiato da Napoli sul battello per Messina via Paola: “È più di un anno che mi è venuta l’idea di Paola”. E di san Francesco, di cui ora si è perduta la memoria, come di tutti i santi, che a lungo fu grande taumaturgo? Che grazia cercava Gissing? Forse solo un po’ di compagnia, di promiscuità.
Un libro di viaggio, del suo “unico
viaggio” (in realtà ne ha fatti altri, è morto sui Pirenei francesi, ma solo di
questo ha scritto), da cultore della classicità, a volte bizzarro per i suoi
entusiasmi. Ma Gissing era narratore apprezzato a Londra, oltre che fertile, e
rispettato, dai contemporanei Fine Secolo e fino a Virginia Woolf. Era anche
abile disegnatore, e questa edizione ne riproduce alcuni schizzi.
Fece il viaggio in realtà sulle tracce di
Edward Lear cinquant’anni prima, altro scrittore-illustratore – più fortunato
di lui negli incontri e le minute occorrenze, o più faceto. Molto racconta la
sporcizia e la povertà, ma non ne viene respinto. Che fa la gente qui?” “C’è
miseria”, è un dialogo che ha avuto “in un paesino tra Roma e Napoli”. A
Cosenza nota una delle lapidi del costruendo teatro Garibaldi, tutta maiuscole:
“20 settembre 1870\ Questa data politica\ dice finita la teocrazia\ negli
ordinamenti civili\ Il dì che la dirà finita\ moralmente\ sarà la data umana”. Crotone
trova “luogo di grande salubrità”: a Napoli s’è imbarcato per la Calabria dopo
aver fatto testamento, ma Crotone lo commuove - il nome, la storia. Squillace,
il paese di Cassiodoro e del suo Vivarium, il cenobio biblico con biblioteca,
che ci ha conservato la cultura classica, è invece solo “il più brutto e
repulsivo agglomerato di case che mai incontrassi”. A Taranto trova con
sorpresa la cattedrale dedicata a un santo irlandese, san Cataldo. Ma non ci
trova “il murice prezioso per la sua porpora, la porpora di Taranto, seconda
per fama solo alla porpora di Tiro”.
Al canto intraudito, accompagnato da un
organetto, riflette sull’Italia, la cui musica tutto fa perdonare: “Vi si
ricorda di tutto quello che hanno sofferto e di tutto quello che sono riusciti
a fare malgrado i torti ricevuti”, le invasioni, le distruzioni, le servitù.
Ma, alla sommatoria, il classicista si fa quasi contemporaneo: “È un paese
stanco e pieno di rimpianti, che guarda sempre indietro, verso le cose del
passato, banale nella vita precedente e incapace di sperare sinceramente nel
futuro”.
Gissing fu romanziere prolifico, molto
amato in patria, innovatore e quasi contestatore contro il conservatorismo vittoriano.
In questo suo unico libro di viaggio corona il sogno della Magna Grecia. Che,
tra delusioni e incidenti vari, in qualche modo salva. È uno, nota di se stesso,
che come i personaggi di “Erewhon” di Butler – palindromo per nowhere, in nessun posto – attraversa la vita guardando all’indietro. Tra
i prediletti, oltre che di V. Woolf, si dice di Flaiano, oppure di Fellini – di
chi ha tratto da questo “Mar Jonio” il “Paparazzo” della Dolce Vita.
George Gissing, Verso il mar Jonio,
Exorma, pp. 336 euro 21.
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