La Cina nel mirino dopo la Russia? I governi europei si stanno concertando sulla risposta da dare agli Stati Uniti, al presidente Biden, alla sua dottrina del “confronto” (scontro) con la Cina quale emerge dalla sua National Security Strategy, resa pubblica un mese e mezzo fa.
Scontato che una risposta non può essere negativa, si studia come “confrontarsi” con la strategia di Biden. Da qui il nome del programma cui si sta lavorando, Europea Sovereignity Act. Il clima è nervoso, anche perché molte industrie europee, specie dell’auto, risentono come protezionistico, in particolare contro l’Europa, l’Inflation Reduction Act-Climate Bill di Ferragosto. E quindi la reazione europea non dovrà prestarsi alle inevitabili controaccuse di protezionismo.
Fuori dal contesto storico dello atlantico, il clima generale si direbbe di ostilità. Si
stima che il presidente Biden ha rafforzato l’“America First” di Trump con
misure bellicose, dal punto di vista militare e da quello commerciale. Militare
col sostegno incondizionato all’Ucraina, col Lend Lease Act di marzo (così
chiamato per analogia con quello storico, del presidente F. D. Roosevelt, che fornì
mezzi e materiali nel 1940-1941 all’Inghilterra contro Hitler e alla Cina
contro il Giappone). Commerciale con l’Inflation Reduction Act e con la
National Security Strategy.
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