Macron va da Biden per protestare contro le misure protezionistiche dei piani industriali americani, sotto la specie del contrasto all’inflazione (“Inflation Reduction Act”), e per chiedere più gas dagli Stati Uniti “a prezzi non iniqui”. Ci va già da “anatra zoppa” al suo paese, senza il collegamento di prammatica con la Germania (l’asse franco-tedesco, l’asse renano di tanta letteratura), e senza rappresentare altri paesi, non l’Italia per esempio.
Il belga barbuto Michel, presidente
onorario del consiglio europeo, va a Pechino a fare non si sa che, se non
perché dal viaggio ha potuto escludere finalmente Ursula von der Leyen, la
presidente della Commissione di Bruxelles – il vero consiglio dei ministri
europeo. È da Michel meditava questo dispetto.
L’Europa è in guerra con la Russia, ma
non se lo dice. Fa una guerra by proxy, sul fronte ucraino, con i
soldati, e i civili, ucraini. Una guerra doppiamente by proxy, essendoci
stata portata, renitente, dagli Stati Uniti. Fa la guerra fornendo le armi e i
fondi, e castrandosi con sanzioni pesanti.
Al momento di applicare queste sanzioni,
ognuno le tira dove gli fa comodo. Non solo gli Stati Uniti se ne
avvantaggiano, a spese dell’Europa, ma lo stesso avviene tra paesi europei.
L’Olanda per il gas che esporta, la Francia per l’elettricità che esporta, di
fonte nucleare, la Germania perché ha i soldi per pagarsi il gas a qualsiasi
prezzo e non vuole limiti - i rifornimenti prima di tutto.
Macron è giù “anatra zoppa”, appena
rieletto, in quanto non più rieleggibile. È già gara alla successione. A opera
specialmente del suo ministro dell’Interno, Darmanin, il capo dei gollisti, di
cui Macron non può fare a meno in Parlamento, che non ancora quarantenne già si
vede all’Eliseo fra cinque anni e in questa ottica si comporta – è quello che
ha organizzato e alimenta la campagna contro l’Italia.
Non si saprebbe dire che c’è un’Europa
unita – se non nella fantasia dei media italiani. Nemmeno un’Europa, se non per
ridere – sembra una frotta di conigli spaventati.
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