Ci incontriamo spesso con la signora D., vicina di casa, con la quale si vede condividiamo gli orari. Io un po’ più in ritardo di lei, poiché mi capita di averla davanti alla posta, dal giornalaio, dal tabaccaio, dove entrambi facciamo le ricariche, dal fruttivendolo e dal macellaio, che condividiamo, e al bar. E ogni volta, anche più volte nella stessa mattinata, lei entra in crisi al momento di pagare: apre la borsa, e dentro la borsa cerca in sette scomparti. Cioè non è detto, è da supporre: fa sette ricerche, girandosi di qua e di là, sollevando la borsa, abbassandola, piegandosi per andare a fondo, aprendo e chiudendo, s’intuisce, degli scomparti o dei borsellini, e al settimo tentativo trova, la moneta se si tratta di spiccioli, oppure i biglietti di banca con cui deve pagare.
Non propriamente in crisi, anche questo non si può dire, non
si sa. Alla fine, quando ha terminato la settemplice operazione, si rigira con
l’espressione di sempre, tranquilla, e un cenno d’intesa.
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