Le Ong dell’avventura marittima, ora nel Mediterraneo in cerca di immigrati, dopo le piraterie del tipo Greenpeace, scelgono l’Italia come attracco per la visibilità – questo sito s’interrogava l’altro giorno sul perché vogliono scaricare “la merce” solo in porti italiani: per la visibilità. Le Ong vivono di pubblicità: più si impongono sui media più contributi si guadagnano, privati e pubbici. In Itaia tanto meglio quando c’è un governo di destra, che fa ammuina. La visibilità allora è massima, i contributi delle anime buone aumentano, quelli pubblici, di Bruxelles, del proprio Stato di appartenenza, necessariamente pure, lo stipendio è assicurato, e si vive ai trenta e quarant’anni nell’avventura. Che di meglio? Gli africani? Un pegno.
Sbarcare i soccorsi, ammesso che siano
alla deriva, nel “porto più vicino” come dice il diritto internazionale, a Cipro, a Malta, in Tunisia no. La Tunisia tra l’altro non è Europa,
e i cosiddetti “salvataggi” vanno fatti, anche contro le regole, in Europa.
Le Ong in combutta con i
trafficanti di africani, per farsi “esperienze” (vacanze) memorabili nel Mediterraneo,
sarebbe tema da (piccola) Norimberga.
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