È l’anno scolastico 1937-38, al liceo di Camilleri l’insegnante di religione e quella di scienze insolentiscono Samuele Di Porto, che individuano come ebreo. Il quale, dapprima incredulo, non sapendo di essere “ebreo”, si prende poi raffinate vendette. Finché l’anno dopo le leggi di Mussolini non lo escludono da scuola, il papà capostazione perde l’impiego e la famiglia scompare, forse in Calabria, di cui il padre era originario.
Un
racconto a lieto fien, con poca verve,
se non bozzettistica, ma con scenografie plausibili e caratterizzazioni
scolpite. Il prete “era sì un parrino, ma pariva un armuàr, tanto era àvuto e
grosso”, la “testa enormi con dù occhi a palla pricisi ‘ntifichi a fanali
d’automobili”, e la tonaca “tutta macchiata di lordìe varie, dal suco di pasta
al giallo d’ovo”, fiutatore di tabacco, che usa starnutire annaffiando di
“sputazza e moccaro a mitraglia” i primi banchi – come se ne ritrovavano ancora
dopo la guerra (Camilleri manca di dire che era un ex cappellano militare,
sicuramente lo era). La professoressa di scienze è “la signorina Zarcuto”, che
si presenta dopo una congedo per malattia: “Ávuta sì e no un metro e quarantacinque,
aviva i baffi, le gammi storte e un paro d’occhiali a funno di buttiglie”.
Un
apologo senza pretese – Camilleri non si risparmiava nessun tema del
politicamente corretto, pur col rischio di riuscire scontato. Che serve all’autore
anche per scagionare l’amato padre, “fascista e marcia su Roma” ma per bene. La
rivista lo correda di alcune foto, tra cui una dello scrittore trenta-quarantenne
con la bellissima madre, che molto spiega la sua endurance – Camilleri è uscito dall’anonimato vero i settant’anni.
Un’anticipazione
del volume postumo “La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata”, che
riunisce sei racconti di Camilleri, quattro pubblicati ma non in raccolta, e
due inediti, tra cui questo.
Andrea
Camilleri, La guerra di Leli mio
compagno di banco, “Robinson” € 1
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