domenica 20 novembre 2022

La bella morte è brutta

La trama e il film sono semplici: un uomo vittima di ictus chiede alla figlia amorevole di farlo morire. Segue l’inevitabile sconcerto della figlia, delle figlie, l’uomo ha due figlie, della cugina che vive a New York, dell’ultimo amante – l’uomo è omosessuale, lo è sempre stato, anche quando si sposava. E poi la prassi d’uso: il notaio, l’avvocato, vari medici, la Svizzera, la polizia, il giudice. Ma con un punto interrogativo.

Il film è molto ozoniano, di vita quotidiana, semplice, vissuta. E naturalmente, si pensa, un manifesto per la morte volontaria, come è d’uso – un film contro non sarebbe stato prodotto. Ma, sempre ozonianamente (Ozon ha scritto soggetto e sceneggiatura, oltre che dirigere le riprese e fare il montaggio), il padre è un egoista tirannico, con le figlie e con i partner (con la moglie sempre, che ha ridotto a una larva, come ora con l’ultimo amante), solo interessato alle opere d’arte che traffica, forse con qualche sospetto di bancarotta. Ed è ebreo. Il messaggio non è edificante – tanto più per essere, nella sua semplicità, coinvolgente: non per la retorica omosessuale, non per quella ebraica. 

François Ozon, È andato tutto bene

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