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Camilleri
– “Autore di oltre 100 libri” (wikipedia), ha aspettato
dieci anni, malgrado il patrocinio di letterati e editori importanti, Niccolò
Gallo, Troisi, Scaglia, la pubblicazione del suo primo romanzo, “La forza delle
cose”, di cui infine si incarico un editore a pagamento, Lalli, nel 1978 –
quado ne aveva 53. E ancora altri sei per accedere a Sellerio, tramite Sciascia.
Chef – Sono le nuove star, i nuovi eroi del decennio. “la Repubblica” ne incorona venti con una pagina ciascuno, illustrata, nel settimanale “I piaceri del gusto”. E quattordici con mezza pagina. Trentaquattro.
Conan Doyle – Il suo primo racconto di successo, pubblicato da una rivista importante, “The Cornhil”, il periodico letterario più rispettato all’epoca a Londra, ma anonimo, come era l’uso, “Habakuk Jephson’s Statement”, fu attribuito a Stevenson. Il che, se non lo “lanciò”, come sperava, avendo deciso di lasciare la professione medica per la scrittura, lo rese felice: Stevenson e Poe erano i suoi grandi scrittori.
Duce – È parola ricorrente nell’italiano di Fine Secolo, per leader. Ricorre anche nel caso di Mussolini, allora ventenne, espulso da Ginevra in quanto indesiderato, socialista. Il giornale romano “La Tribuna” registrò il 18 aprile 1904 la notizia che il cantone di Ginevra aveva espulso “il socialista italiano Mussolini, romagnolo, che era da qualche tempo il grande duce della locale sezione socialista italiana”.
Hemingway -Il segreto della sua scrittura Chandler dice in “Addio, mia amata”: ripetere quello che dice l’interlocutore, finché “c’è da pensare che qualcosa sotto ci dev’essere”. “Hemingway” è il nome usato da un personaggio di “Addio, mia amata” perché parla come Hemingway dialoga nei suoi racconti.
Manzoni – Risuscita col centenario: Giulio Vigini conta nella sua rubrica “Il numero” 500 edizioni in commercio delle opere, testi integrali e antologie, manzoniane o in parte manzoniane, e 618 di saggi concernenti il personaggio e le opere. E ancora mancano sei mesi ai centocinquant’anni della morte, il 23 maggio 2023. Ma anche in tempi normali era seguitissimo: a inizio 2022 erano 368 le edizioni delle opere e 368 i saggi critici in circolazione.
Pirandello – “Pirandello scriveva come scriveva perché aveva la moglie pazza”, Camilleri fa argomentare all’avvocato del circolo paesano dei notabili ne “Il corso delle cose”. E all’obiezione che scriveva anche prima della pazzia della moglie, insiste: “Prendeva fatti successi da noi e li metteva sulla carte” – storia “macari un poco trasformate dalla sua fantasia”, che era poca.
Plagio – A lungo desueto, se non per le cause milionarie (miliardarie) sui diritti d’autore di questo o quell’accordo di canzone di successo, ritorna in ambito di creatività artistica in Iran. In un processo insidioso a carico del regista Asghar Farhadi, due Oscar, già sotto pressione da parte del regime politico per la libertà di espressione. Una sua ex allieva, Azadeh Masihzadeh, gli ha fatto causa perché, a suo dire, il suo ultimo film, “Un eroe”, ricalca il documentario-fine corso da lei girato nel 2014, per una scuola dove Farhadi insegnava. E ha ottenuto molta attenzione dal “New Yorker”, che ha messo in rete il suo reportage anche in farsì.
Analoga lamentela ha sollevato un altro
allievo di Farhadi, che però non gli ha fatto causa.
Farhadi è famoso per la caratterizzazione spesso duplice delle persone ordinarie, miti e violente, buone e cattive, che arrivano anche ad atti di violenza o inganno con un senso morale “ragionevole”. “Un eroe” è il racconto di un uomo che trova un ricco portafogli e si intestardisce a renderlo a chi l’ha perso, finendo per darlo a una donna che si finge la titolare ma forse non lo è. In tutto il suo documentario di fine corso, afferma Masihzadeh, eccetto che per la location, da lei situata nella sua città, Shiraz. Un documentario, afferma, anche molto visto, in vari festival – compresa la Festa del cinema di Roma. Un soggetto che Farhadi dice di avere sceneggiato in contemporanea, basandosi il plot su un’idea che lui aveva portato come esempio al workshop.
Puškin
- In revival in America per essere il pronipote di un
africano. Si ripubblica, specie i racconti ma anche le poesie, sotto il titolo
del racconto che lui stesso tracciò del bisnonno, “L’africano di Pietro il
Grande” – un racconto lungo, con molti dettagli, ma rimasto incompiuto.
Sally Rooney – “Sally Rooney, il portavoce del mistero dei giovani”: il supplemento culturale di un quotidiano dedica due pagine alla scrittrice irlandese (“il” portavoce, alla Meloni, e non “la” portavoce?). Con un florilegio di citazioni. Tipo: “Stiamo sempre facendo qualcosa, non ti pare? È la vita in sostanza”, “Marianne pensa, e non per la prima volta, che la crudeltà non ferisce soltanto la vittima, ma anche chi la perpetra”, “So bene che questa non è la vita che immaginavi per me. Non è nemmeno la vita che avevo immaginato per me stessa”. Il culmine, e titolone, è: “Il XX secolo è una lunga domanda cui abbiamo dato una risposta sbagliata”. Un mistero senza mistero? O è Liala?
Stevenson – È il “doppio” in persona: “Dai suoi primi giorni in Scozia fino all’ultimo capitolo della sua vita inscenato a Samoa, è lecito pensare che c’erano almeno due Stevenson: il rispettabile e il bohémien, l’uomo di successo e il delinquente, l’uomo di lettere e l’hippie prototipico”, Karl Miller, “The two Stevensons”, “The New York Review of Books”, 29 maggio 1975.
TikTok – “Raddoppio di views, esplode Bok Tok: in sei mesi le visualizzazioni del canale di TikTok dedicato ai libri sono passate in Italia da 562 milioni e 1,3 miliardi”. Ma la vendita dei libri le statistiche dicono: il social sostituisce il libro, basta avere qualche argomento per dire la propria -anche in tema di libri, cioè di lavori lenti, lunghi e faticosi.
letterautore@antiit.eu
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