sabato 12 novembre 2022

Marlowe tra Hemingway e la corruzione

Un racconto tra il sociale e il letterario. Ingredienti nella giusta misura, per un thriller psicologico, più che di azione, che scorre attraente. Il secondo romanzo di Chandler, avviato a quarant’anni alla scrittura, avendo fallito altre esperienze. Dopo il successo de “Il grande sonno” e del suo protagonista Philip Marlowe, investigatore solitario, alcolizzato, e onesto.

Un po’ più debole nei caratteri del romanzo di esordio, ma più thrilling (l’inverosimiglianza si dimentica) e con molta attualità – il romanzo è del 1940. C’è anche un richiamo al Mussolini di Ludwig: “Una scrivania di legno scuro era posta in fondo alla sala come quella di Mussolini, in modo che si dovesse attraversare per raggiungerla una distesa di tetto azzurro, ed essere allo stesso tempo bene osservati”. In un’America corrotta, quasi ellroyana – “in questo paese … uno non può restare onesto anche se vuole”. “Hemingway” è il nome usato da un personaggio perché parla come Hemingway dialoga nei suoi racconti: ripetere quello che dice l’interlocutore, finché “c’è a pensare che qualcosa sotto ci dev’essere”.

Raymond Chandler, Addio, mia amata, Adelphi, pp. 300 € 20

Nessun commento:

Posta un commento