“Esterno notte”, lo sceneggiato di Bellocchio sul rapimento e l’assassinio di Moro, ben drammatizzato e molto pubblicizzato, dal festival di Venezia in poi per due mesi, ha raccolto la metà degli spettatori medi di Rai 1 in prima serata: 3,3 milioni lunedì, con i primi due episodi, con una quota (share) infima rispetto si 24-25 milioni di spettatori alla tv in quelle ore, 2,7 milioni nelle puntate successive – alla pari col trito “Grande Fratello”.
Non sono
piaciuti il personaggio, l’argomento (terrorismo), i comprimari che tengono la
scena nei sei episodi, Cossiga, Paolo VI, i mediatori, Faranda e Morucci,
Andreotti e la Dc, la moglie di Moro? La spiegazione è a monte: il rifiuto,
poiché di rifiuto si tratta, non è della presentazione o narrazione dello
sceneggiato, è la scelta di non sintonizzarsi sulla proposta. Se non da parte di
un pubblico limitato – lo share normalmente della terza rete Rai.
Non piace
la storia, non dice niente la vicenda narrata, per un terzo buono degli
spettatori adulti del tutto nuova? Il terrorismo non fa spettacolo - diversamente dalla banda della Magliana, o dalle Gomorra? Non piace rivangare il passato recente,
politico, minaccioso, il rischio corso, di un terrorismo rozzo e vuoto che ha
fatto centinaia di morti e migliaia di feriti, a nessun fine? È l’Italia della
“brava gente”, che non s’è mai fatto colpa del fascismo, delle guerre inflitte
a chi capitava a tiro, figurarsi del terrorismo – se non fruire dei benefici di
legge?
No, non
piace la memoria: del fascismo come del terrorismo, che pure è vicenda recente
e non divisiva – sinistra e destra unite nelle bombe come nella P 38. Nel
pubblico in generale, ma più forse nell’opinione pubblica, nei media. In
contemporanea con l’evocazione della strage di via Fani e l’assassinio di Moro
da tutte la parti si legge che chi non si è ribellato non è mai stato giovane,
saggezza variamente attribuita a Allende o Cioran.
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