Risorge il computer abbandonato di Hunter Biden, che l’Fbi ha acquisito nel 2019, con molti messaggi, foto, video, email, su traffici dello stesso figlio del presidente, che in qualche parte diceva il padre parte anche lui degli affari. E la questione, collegata, delle pressioni dell’Fbi su twitter e facebook durante la campagna presidenziale del 2020 perché censurassero ogni riferimento al laptop, il cui ritrovamento, e i cui contenuti, imputavano ai servizi segreti russi.
Dopo il ritrovamento, apparentemente
fortuito, del computer, dimenticato in un negozio di riparazioni, un amico e
socio di vecchia data del figlio del pesidnente, Tony Bobulisnki, denunciò
all’Fbi molti affari con risvolti penali di Hunter Biden. Bobulinski fu
interrogato a lungo all’Fbi di Washington alla vigilia delle elezioni dei 2020,
il 23 ottobre. La deposizione di Bobulinski fu supportata da tre cellulari, che
consegnò agli inquirenti, con email, e documenti finanziari.
Bobulisnki fu gestito da un funzionario
Fbi di Washington, Timothy Thibault. Che non ne ha fatto nulla. Thibault ha lasciato
l’Fbi il 26 agosto, senza spiegazioni, dopo che un senatore repubblicano lo ha
accusato di avere manipolato la testimonianza. Dopo le accuse dei media destra
l’Fbi ha comunicato che Thibault non si era occupato del laptop di Hunter
Biden.
Ora il presidente (speaker) designato
della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Kevin McCarthy - succede a Nancy
Pelosi, la speaker Democratica che aveva messo sotto accusa Trump per
l’assalto al Congresso il 6 gennaio 2020 - ha annunciato la convocazione dei
funzionari Fbi coinvolti nella faccenda a tstimoniare sotto giuramento. In particolare
i 51 che firmarono la lettera a Twitter e Facebook che scagionava Hunter Biden.
“Molti dei quali”, afferma McCarthy, hanno una “security clearance”, cioè avevn
accesso a informazioni segrete.
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