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La Buona Novella è (ancora) la nascita
“Il Presepe è la
Buona Novella che diventa presene. È la Natività che rinasce. E ogni anno si fa
storia viva. Universale e locale. Perché ogni paese ne fa lo specchio di se
stesso”. Comincia così Niola, e ha detto tutto: Natale è l’incarnazione, che è
un mistero e una fede. Ma è anche un mito. Sotto un distico di De André che c’entra
poco, ma comincia con “Odore di Gersusalemme”: in qualche modo la cristianità c’entra
pure.
Il lavoro della
coppia Niola-Moro è sul Presepe napoletano. I paesaggi, le figure, “l’ingegnosa
devozione”. Con “La cantata dei pastori” che De Simone ha esumato, e Eduardo, “Natale
in casa Cupiello”. Con illustrazioni a colori fuori testo. E con una bibliografia
anche vasta, in cui rientra Heidegger. Molto è del protoevangelo di Giacomo,
uno dei vangeli apocrifi.
Del protoevangelo
di Giacomo faceva grande caso lo storico delle religioni Alfonso Maria Di Nola
in “Antropologia religiosa”, e in una intervista per la radio con Milvia Spadi
nel novembre del 1986 che viene qui riprodotta. Anzitutto sull’origine del Presepe,
da dove viene l’idea: “Viene dal bisogno di trasferire in una rappresentazione «immobile»
quelle che erano nell’ultimo Medio Evo le rappresentazioni sacre, le rappresentazioni
mobili. Vale a dire la nascita di Gesù, l’Annunciazione, la Fuga in Egitto,
erano oggetto di drammi sacri, presenti già nel’VIII-IX secolio, e questi
drammi sacri si celebravano o all’interno della chiesa presso l’altare
maggiore, o sui sagrati delle chiese, e danno origine a una notevole letteratura
drammatica che a sua volta è alle origini del teatro europeo. Posteriormente,
dal dramma mobile si è passati a quella che, direi, è una sacra
rappresentazione dei poveri. Si sono immobilizzati i protagonisti, gli attori
del dramma sacro, ed è venuto fuori il presepe”.
La disposizine e i
personaggi Di Nola fa risalire al Protoevangelo di Giacomo, alla “Visio Joseph”
in esso contenuta. La Vergine sta per partorire e Giuseppe va alla ricerca di
una levatrice: “Ma mentre Giuseppe è fuori, la Vergine ha partorito Gesù, e
Giuseppe assiste a uno spettacolo che si chiama «sospensione della vita cosmica»”:
gli esseri umani si bloccano nel gesto che stavano compiendo, “i fiumi si fermano”,
gli uccelli s’immobilizzano, gli alberi trattengono il fiato. Non è un fatto isolato:
“Situazioni analoghe, della sospensione della vita cosmica, sono nelle vite e
nelle nascite di molti uomini che appartengono ad altre religioni”, per esempio
Buddha.
“Il presepe
napoletano è …. la trascrizione di questa mitologia della sospensione della
vita cosmica”. La grotta, l’asinello e il bue sono adattamenti impropri di letture
bibliche ed evangeliche. I tre Magi pure, sono successivi – sono nominati nel Vangelo
di Luca, ma non sono re e non sono magi. Magi e non maghi, specifica Di Nola:
divengano tre in rapporto ai doni che portano.
Marino
Niola-Elisabetta Moro, Il Presepe, Il Mulino, pp. 239 ill. € 16
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