In un mondo già di rapporti sessuali liberi, non impegnativi, una ragazza brava, studiosa, alla scuola di formazione per insegnanti, buona figlia, buona amica, rimane incinta. Che fare? Siamo negli anni 1970, poco più di quarant’anni fa, e l’aborto è proibito dalla legge, con particolare severità. Una difficile ricerca, sempre più ansiosa man mano che le settimane passano, si svolge di sistemni fai-da-e di aborto.
Un film chiuso, come
ferrato. Se non per il volto della protagonista, Anamaria Vartolomei, giocato
in mille sfumature di luce sotto l’espressione apparentemente unica, della determinazione.
Che si segnala per la tensione che la regista riesce a costruire monotematicamente,
senza digressioni e con poche caratterizzazioni, su un “fatto della vita”: tra
vita e morte, legge e realtà, amore e sofferenza, la storia événementielle
e la tradizione (durata, convinzioni, assuefazione).
Un’opera anche
diversa, questa di Audrey Diwan, dal racconto autobiografico di Annie Ernaux dal
quale sarebbe tratta e di cui conserva il titolo, “L’evento”, il fatto innominabile.
Ernaux, che lo racconta in flashback, senza quindi la tensione che il
film fa montare verso un finale che non si sa, lo ha costruito come documento
storico, di un’epoca. Facendo parlare medici, giurisperiti, donne con analogo
problema, amici terrorizzati o inutili. Un percorso doppio, entrambi di
successo, il film col Leone d’oro a Venezia, Ernaux col Nobel: l’aborto è tema
sempre aperto, e divisivo, ma è di tutti.
Audrey Diwan, La
scelta di Anne-L’Évènement, Sky Cinema 2
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