L’Europa spauracchio
Tra
spaventapasseri e babau, l’Europa non sa presentarsi che così, se Mario Monti,
l’europeista più europeo di tutti non sa parlarne in altro modo stamani sul
“Corriere della sera”.
Questa l’Europa
che gli europeisti italiani ci hanno cucito addosso – e le vestali della City,
“Financial Times” ed “Economist”, che pure fanno parte di un altro mondo,
dovrebero. Dell’Europa maestra di scuola. Mentre la verità è semplice: che
gliene frega dell’Italia e degli italiani a un olandese o a un finlandese? E
viceversa: se Bruxelles legifera, che dobbiamo e vogliamo esserne parte. Così
si governa una confederazione - ma anche una federazione, con legami stretti,
come negli Usa o in Germania: ad Ambrgo debbono e vogliono sapere cosa si decide
a Berlino e a Monaco. o a Los Angeles col Texas. In Europa no, nell’Europa italiana.
Altrove se ne parla come qualcosa di cui tenere conto, come in tutte le
famiglie. Non il “vincolo esterno”, di cui i professori Monti sono alfieri.
Oggi, per
dire, è urgente una legge europea che contrasti
quella Biden di aiuto pubblico massiccio allì’industria americana dell’Ict e
della transizione ecologica. Urgente nel senso che si sarebbe già dovuta fare,
e invece non se ne parla nemmeno. Monti, che queste cose le sa, fa la lezione
sul Mes, sapendo che una parte della maggioranza ne diffida, dopo le pessime,
quasi tragiche, prove che questo fondo europeo ha fatto in Grecia.
L’Europa è
vittima degli europeisti, non degli euroscettici. Degli europeisti italiani,
quelli mandati a Bruxelles. Provinciali sempre a bocca aperta, con chi parla
imglese, o francese, o anche tedesco. Che hanno fatto spesso (Monti soprattutto)
gli interessi della City e di altri interessi poco comunitari. E (forse) non lo
sanno neanche.
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