Autoritratto di Camus da giovane
La solitudine a
due con “la vecchia” (la madre) appesantiva la notte, dopo che “i tram di
mezzanotte si allontanavano portandosi via tutta la speranza che ci viene dagli
uomini, tutte le certezze che ci dà il rumore delle città”. La vecchia, malata,
sola con la figlia bisbetica, “liberata da tutto tranne che da Dio”, per essere
“precipitata infine, e per sempre, nella miseria dell’uomo in Dio”. Gli anni
giovanili, “quel mondo di povertà e di luce”. Gli abbandoni, dei familiari, tra
familiari. La solitudine a Praga. Il risveglio di primavera sui colli Berici –
e l’amore per l’Italia, come per la città in riva al mare (Orano), per il
Mediterraneo. La felicità a Palma, a Ibiza. La “storia curiosa” di una donna
che, gratificata di un’eredità, si compra una tomba, e della donna che stava
per morire la cui figlia “la vestì per la tomba mentre era ancora viva”.
Il libro della
vita di Camus. Sono cinque racconti – lui li chiama saggi – “scritti nel 1935 e
nel 1936 (allora avevo ventidue ani) e pubblicati un anno dopo, in Algeria, in
pochissime copie”, volutamente poi non più ristampati. Fino al 1958 – un anno o
due prima della morte, per un incidente d’auto. Dai titoli icastici – curiosamente
pirandelliani: “L’ironia”, “Fra il sì e il no”, “La morte nell’anima, “Amore di
vivere”, “Il diritto e il rovescio”. Di scrittura piana, di architetture e sensibilità comuni, e tuttavia accattivanti - pregni di sensazioni, umori, e di un strana ilarità benché già in tema di assurdo.
La prefazione alla
riedizione è un autoritratto, una concisa per rivelatrice autobiografia
letteraria. La piccola raccolta elegge a “suo” libro, suo proprio personale, se
“ogni artista custodisce, dentro di sé, una fonte di ispirazione unica che
alimenta per tutta la sua vita ciò che è e ciò che dice”. Scorrendo la vecchia
edizione per la ristampa si ritrova a suo agio, nella vanità d’autore che sempre
lo ha lasciato freddo, e nei gusti, le passioni semplici (malgrado
“l’indifferenza profonda, che in me è una specie di infermità congenita”): “Una
vecchia, una madre silenziosa, la povertà, la luce sugli ulivi in Italia,
l’amore solitario e popolato, tutto ciò che ai miei occhi testimonia la
verità”.
La nuova traduzione,
di Yasmina Melaouah, perfetta sul piano tecnico, anzi precisa, parola per parola,
costruzione per costruzione, fa curiosamente una diversa lettura rispetto all’originale:
distaccata, mentre il francese di Camus nel 1935 o 1936, semplice, scolastico,
è caldo, partecipe -oggi si direbbe empatico.
Albert Camus, Il
diritto e il rovescio, Bompiani, pp. 73 € 9
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