sabato 7 gennaio 2023

Così nacquero le “Cosmicomiche”

Poco comiche, molto fantasy. Così Calvino ne spiegava genesi e impianto, seppure ancora molto vago, per lettera alla futura moglie Esther Judith Singer, “Chichita”, in una lettera dell’11 novembre 1963, pubblicata oggi sul “Robinson”, da casa dei suoi, a San Remo: “In questi giorni a San Remo mi sono rimesso a scrivere quel racconto che mi porto in testa da moltissimi anni e che ho cominciato a scrivere solo il giorno del mio 40° compleanno a casa tua (un mese prima, il 15 ottobre, n.d.r). Veniva fuori abbastanza, anche se le mie idee sono abbastanza vaghe, ma ci mancava qualcosa che volevo dargli e che non so bene cos’è: qualcosa come una dimensione cosmica. Per farmi venire questa dimensione cosmica mi sono messo a sfogliare un libretto di divulgazione astronomica, poi a leggere le voci Cosmogony e Cosmology dell’Encyclopedia Britannica. Così mi sono venute delle altre immagini, delle altre idee e allora – messa da parte l’idea di quel racconto – mi sono messo a studiare un altro progetto: una serie di storie cosmicomiche, un nuovo genere letterario, “comicosmic” in inglese, “série comicosmique” in francese, che sta tra le comics di Popeye, Beckett, la science-fiction, Landolfi, Jules Verne, Borges e Lewis Carroll.  Ma devo ancora provare a vedere come vengono”. Vissuto per quaranta anni nella natura, con un padre agronomo, la madre botanica, in una grande villa, Calvino aveva bisogno di astrazione - fino alla concettosità.

Italo Calvino, Le cosmicomiche

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