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Darmanin alla guerra con l’Italia
Quattro
anni, forse nove, di rapporti congelati tra Italia e Francia? Per le ambizioni
presidenziali del ministro dell’Interno Gérald Moussa Darmanin, quello che he
creato il caso immigrati come se l’Italia avesse invaso la Francia con gli immigrati. Una reazione ridicola che però lo proietta al ruolo cui ambisce, di spina nel
fianco di Macron e presidente in petto fra quattro anni.
Darmanin
intanto lavora a prendersi il ruolo di capopartito. Quello che fu di Sarkozy,
un altro che aveva pesantemente capitalizzato politicamente a spese
dell’Italia, a capo degli ex gollisti, ora repubblicani.
È il problema
che si fa la Farnesina, e lo stesso ministro degli Esteri Tajani. Anche per
l’impossibilità di parlare con la titolare del ministero francese degli Esteri,
una Colonna che pure è stata a lungo ambasciatrice a Roma. È Darmanin il
referente del governo, non la prima ministra Élisabeth Borne, figura stinta,
che Macron ha scelto per non indebolire la propria imagine – una costante nei
governi di Macron.
L’impegno
filo-francese ribadito dal presidente della Repubblica Mattarella, si situa in
questa incertezza: è forse in sincronia col presidente francese Macro, che però
non controlla il “suo” governo.
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