giovedì 5 gennaio 2023

I dolori della maternità

Un film teso, benché troppo lungo, e alla fine inconcludente. Il racconto lungo di “Elena Ferrante” dallo stesso titolo è di una “professoressa d’università” che in vacanza nel Sud Italia, guardando le famiglie che la attorniano sotto gli ombrelloni, rivede a sprazzi il suo passato di madre, amorevole e non, e di donna con ambizioni e voglia di coltivarle, compresa quella del piacere fisico, sessuale. Una ambizione più che giustificata in quanto esito di dura applicazione, per uscire da un ambiente familiare di origine degradato – i personaggi femminili di “Elena Ferrante” hanno questo stigma. Si giustifica così il titolo, “oscura” (“lost” nella traduzione americana), e il personaggio al centro della narrazione come figlia, non come madre, quale invece il racconto ce la propone.
Maggie Gyllenhaal, della “famiglia Gyllenhaal”, gente di cinema, una famiglia unita, con i figli spesso attori nei film del padre Stephen, a lungo attrice premiata, all’esordio alla regia si dà un compito forse eccessivo, benché coadiuvata da interpreti eccezionali, Olivia Colman, Dakota Johnson, Jessie Buckley - e da caratterizzazioni felici, Ed Harris l’affittacamere, Paul Mescal lo studente bagino, e lo steso marito della regista, Peter Sarsgaard, professore rubacuori. L’esito è pasticciato. Un incontro molto italiano fra madri e figlie, fra Nord e Sud d’Italia, diventa un incontro tra americani, dell’Arizona, del Queens newyorchese, di altre provenienze remote, in un’isola greca. Il racconto drammatico della maternità schiacciata fra i doveri e la fatica, e le ambizioni (la carriera) e il piacere proprio, scivola in un’opposizione di caratteri. Non è un riesame di coscienza, fra ricordi belli e brutti, la donna più padrona di sé era e resta confusa. Per una sceneggiatura (cui “Elena Ferrante” non ha partecipato) e un montaggio affastellati - di scene anche belle ma poco congruenti
. Poco congruenti soprattutto i contorni americani. La camminatrice per diporto (Alba Rohrwacher) finita a bussare alla sua casa sperduta nell’Arizona, che nel tempo di un breve pasto diventa musa e ispiratrice della protagonista giovane. Di cui niente lascia presumere una famiglia d’origine “divorante”. Il seminario-pranzo all’università che la converte frenetica al letto del suo estimatore. I vicini di ombrellone nell’isola greca, greci del Queens, “gente poco raccomandabile”, che sono invece amabili e di mondo. Le ambiguità del Sud italiano sono difficili da trasporre in America.   

Maggie Gyllenhaal, La figlia oscura, Sky Cinema

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