La favola del genio e dei genitori – uniti e divisi
Da vero favolista (Fabelman)
Spielberg scioglie questa volta la tensione catastrofista di cui è maestro nel
racconto della vita amorevole e difficile in famgilia e tra i genitori. Il papà
“ingegnere”, informatico della prima ora, geniale ma positivo (la posizione, la
carriera). La madre, di quattro figli, artista incompiuta, innamorata del
miglior amico del marito. Su un fondo storico per una volta non “americano” -
vero, verosimile: il deserto in Arizona, l’isolamento nella California del Nord
(che pure dovrebbe esseere Seattle, ma allora fuori dalla leggenda), dove non
hanno mai visto una famiglia di ebrei.
Una serie di immagini
tutte per qualche verso notevoli. La prima è sulla predestinazione al cinema, al
primo film visto, a sei anni, alla vigilia di Natale. Che non si celebra perché
la famiglia è ebrea. La nonna paterna, ebrea di New Yor, quindi sprezzante. I boy-scout
e i “brevetti”: la fotografia, il salvataggio in acqua. Il liceo con i compagni
dell’Alta California alti come i sequoia. Il primo amore con una ragazza che ama
Gesù e lo prega. La vita solitaria col papà single, spedendo soggetti e
progetti, cui enssuno risponde.
Su tutto la sua propria
vocazione al primo film che vede, del dimenticato Cecil DeMille, “Lo spettacolo
più grande del mondo”. Con i banditi inchiodati al passaggio a livello, che un treno
manda per aria, per poi proseguire cieco alla distruzione di tutto ciò che
incontra. Una passione che coltiverà ingegnoso con tutti i mezzi, i trenini da
collezione, le macchine fotografiche di famiglia, anche di poco conto, la prima
cinepresa. Il western con gli scout. La festa di fine anno al liceo – una celebrazione
della fisicità “americana” - non della propria famiglia. L’incontro con John
Ford, che lo ammette per cinque minuti, forse uno.
Un fim d’epoca con
molta Storia che altrove non si trova, non al cinema. E una storia personale,
familiare, semplice e emozionante. Non si ride, e non si piange, ma le tante
scene, una dopo l’altra, sono tutte memorabili. È per lo spettatore come lo
stesso Spielberg dice in un ringraziamento prima del film: “Noi ci siamo
divertiti”.
Steven Spielberg, I Fabelmans
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