La grande bruttezza
A Roma, la città delle
fontane e fontanelle, non piove da tre anni. L’acqua è razionata, pochi minuti
al giorno. È proibito lavare e annaffiare. Insetti di ogni tipo proliferano.
Malanni e morti da infezione virale ignota, forse di origine animale,
insorgono. Manca l’acqua da tre anni. Il Tevere è in secca. E questa è l’unica
immagine memorabile.
Una partita
musicale barocca, di Fausto Piersanti, premiata, accompagna il film e si pensa
sia doverosa, trattandosi di Roma. Ma dà al racconto l’allure di una parodia.
Quale forse il film vuole essere, nell’intenzione degli ideatori – con Virzì c’è
Paolo Giordano: il rovesciamento della “Grande bellezza”, il film di Sorrentino,
dalla bellezza alla bruttezza, dalla malionconia alla scurrilità. Con un po’ di
Fellini: l’orchestra che va per conto suo. E di Pasolini: Silvio Orlando,
carcerato modello e contento, messo in libertà suo malgrado che si perde nella
città.
Al calco, a
specchio, della Grande Bellezza rinvia anche il cast, di molte parti di facce
note, Bellucci, Orlando, Mastandrea, Ragno, Marchioni, Pandolfi, Di Gregorio, et
al. – e una superba Emanuela Fanelli, in un paio di scene anche queste
memorabili, ma da cabaret (stand up comedy). Con in più, in clima
pandemia, ovviamente il virologo onniologo televisivo, ovviamente padovano – Diego
Ribon.
Paolo Virzì, Siccità,
Sky Cinema
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